Carlo Ancelotti potrà girare il mondo, sedere su altre dieci panchine e firmare altrettanti contratti nuovi, ma c’è quel filo invisibile che lo tiene legato al Milan e che non si spezza mai. Non è bastato l’addio, non è servito il tempo: Carletto ha il cuore rossonero e ormai è inutile anche tentare di negarlo. Ecco perché tutte le sue interviste sono piene di domande sul Milan: nessuno meglio di lui ne ha conosciuto entrambe le facce, quella vincente e quella che attende momenti migliori.
Anche oggi, nella lunga intervista al Corriere della Sera, c’è stato modo e spazio per affrontare molte tematiche rossonere:
Le differenze (e le somiglianze) tra Milan e Real: “Milan e Real si assomigliano molto. Il Milan è il Club più titolato al mondo, il Real è quello che ha vinto più Coppe dei Campioni. Entrambi hanno storia e tradizione, che poi è quello che fa la differenza. Ed entrambi hanno un pubblico esigente. Non a caso il motto del Milan è da sempre vincere e convincere”.
Su Kakà: “Kakà voleva giocare di più e qui lo spazio era quello che era. Chiaro, il tempo passa per tutti e lui non ha più lo strapotere fisico di 10 anni fa, ma resta un riferimento sicuro. Questo è un incontro che farà bene al Milan e a Kakà. Il Milan ha bisogno di qualità e lui ha bisogno del Milan”.
Sul cambiamento del mercato del Milan: “I tempi sono cambiati e il Milan si sta adattando al momento di austerity. Ci sono periodi in cui si mangia caviale e si beve champagne e altri in cui ti devi accontentare della bruschetta”.
Sulla possibilità di tornare al Milan: “Nel ’95 quando iniziai ad allenare alla Reggiana mi sono detto: nel 2000 smetto. Ora siamo nel 2013. Devo dire che la possibilità di allenare all’estero ha contribuito a ridarmi passione ed entusiasmo. L’estero mi ha ricaricato alla grande. Forse se fossi rimasto in Italia avrei già smesso. Il Milan? E’ una famiglia per me, sento spesso Galliani, del Milan so tutto. Io e Galliani siamo rimasti fidanzati”.