E’ arrivato sottovoce, un acquisto che, a priori, ha convinto pochissimi, diffidenti sul suo reale valore. Parecchi però si sono dovuti ricredere, piacevolmente sorpresi dal buon contributo che Valter Birsa è riuscito a dare al Milan. In campo consecutivamente con Napoli, Bologna e Sampdoria (panchina col Cagliari, forfait in Juventus-Milan per infortunio): il suo sinistro preciso a San Siro contro i blucerchiati è valso 3 punti preziosissimi, senza i quali i rossoneri oggi sarebbero quasi in zona retrocessione. 10 anni di carriera, dalla Slovenia, alla Francia, all’Italia, con Genoa, Torino e adesso Milan. Tra passato e presente, Birsa ha concesso un’intervista esclusiva a “Forza Milan!”, il mensile ufficiale rossonero.
“Non mi aspettavo di arrivare al Milan, la trattativa è stata molto veloce. Però se sono finito in un grande club come questo vuol dire che qualcosa di buono l’avrò fatto. I primi mesi qui sono andati benissimo, sia con i compagni che con lo staff di Milanello. Non ho avuto nessun problema di integrazione, fin qui è stato tutto semplice e spontaneo. Conoscevo Constant e Coppola, gli altri sono campioni che era quasi come se li conoscessi già. Concorrenza? Nel Milan è normale, c’è bisogno di ricambi per gestire le varie competizioni che dobbiamo affrontare”.
La parte centrale del piacevole faccia a faccia con Birsa rivela un interessante spunto tattico, un messaggio ad Allegri da parte dello stesso giocatore: “Il mio ruolo preferito è quello di centrocampista avanzato, anche se in Francia ho fatto l’esterno destro di centrocampo, ma sempre con licenza di avanzare vicino agli attaccanti. In Slovenia (al Gorica nel 2005-2006, ndr) ho agito anche da seconda punta, ero libero di muovermi e ho segnato 19 gol in una sola stagione!”.
Infine: “Ho seguito il calcio italiano fin da piccolo, giocare in un grande club italiano è sempre stato il mio sogno. In Serie A ci sono tanti talenti in grado di fare la differenza, è un campionato di qualità. Manca però una vittoria in Europa per avvicinarsi a Inghilterra o Germania. In Francia era diverso: più corsa, quantità e gol, ma un livello medio inferiore. Il mio idolo? Ronaldo, il Fenomeno”.