Con la palla tra i piedi lotta, si sbatte, crea e a sprazzi sfoggia la stoffa del campione. Come quando, con un destro a giro meraviglioso disegna una traiettoria che costringe Cillessen ad un vero e proprio miracolo. Mario è questo, ma per ora è e resta anche quello che dopo un primo tempo in ombra, nel corso della ripresa sembra innervosito e sull’orlo di una crisi di nervi. Basta un fallo non fischiato o un cartellino mancato all’avversario per andare a muso duro contro l’arbitro. E sono brividi sulla schiena dei compagni che provano a contenerlo, proteggendolo come dei fratelli maggiori.
Poi dal dischetto si trasforma. Freddo, senza emozioni, pur dopo aver sbagliato l’ultimo rigore contro il Napoli, pur con qualche perdita di tempo del portiere avversario fatta ad hoc per farlo innervosire. Non servono i fischi (di paura): è il solito Mario, pregi e difetti. Non cambia per ora, ma al Milan ieri è bastato così.
This post was last modified on 3 Ottobre 2013 - 12:45