L’attuale tecnico del Lugano ci racconta com’erano i due ragazzi che si affacciavano sul mondo del calcio professionistico e ci spiega come mai nel suo Lumezzane non si vide mai una coppia d’attacco Matri-Balotelli. Il come i due attaccanti non giocarono mai insieme è semplice: “Quando utilizzai Balotelli, Matri era infortunato. E quando Matri rientrò, Mario partì per un provino di una settimana al Barcellona. È il mio più grande rimpianto. Eppure ci avevo pensato“.
Poi parla di come era il Matri ragazzo: “Matri già allora aveva una tecnica notevole, una bella elevazione e uno spiccato senso tattico. E soprattutto una volontà feroce di arrivare in alto. Aveva sempre paura di non aver lavorato abbastanza”.
Invece su Mario: “Quando a Mario chiedevo di fermarsi mezzora in più per po’ di tecnica individuale, mi rispondeva sempre no, che doveva andare a studiare. E di fronte allo studio, mi inchinavo. Ma era il più giovane ed era sempre il primo ad andare via. Qualcosa non tornava. Così un giorno lo affrontai a muso duro, non bevevo più la storiella dello studio. La verità era che scappava perché lo aspettavano all’oratorio di Concesio per giocare a calcetto. Lì per lì recitai la parte dell’arrabbiato, gli raccomandai di stare attento a non farsi male. Poi, quando Mario se ne andò, scoppiai a ridere. Aveva un cuore d’oro fin da ragazzo“.
(Foto interna AcMilan.com)
This post was last modified on 5 Settembre 2013 - 16:38