In Brasile Alexandre Pato ha ritrovato il sorriso. Nei sei mesi fino ad ora trascorsi con la maglia del Corinthians, il Papero ha vinto un campionato e una Recopa Sudamericana, collezionando 14 gol in 41 presenze ufficiali. Insomma, un discreto bottino, ma nulla a che vedere con la realtà europea. Certo, dopo qualche prestazione incoraggiante, Pato è terminato nel mirino del Tottenham di Villas Boas. Ma l’operazione per portarlo in Premier League, in realtà, non ha nemmeno mai preso inizio.
Pato, malgrado a parole dica di essersi ripreso e si ritenga soddisfatto di avere abbandonato il Milan, non è ancora tornato e mai tornerà sui livelli raggiunti con la maglia rossonera. Lo scatto dei tempi migliori è ormai smarrito, mentre la serietà professionale ha iniziato a mancare da quando sulla panchina del Milan si è seduto Leonardo, tanto che anche la stampa locale continua a sottolinearne il rendimento discontinuo e non sempre all’altezza della situazione.
Adesso, quello che era considerato all’unanimità un potenziale fenomeno è diventato a tutti gli effetti un buon giocatore da campionato brasiliano, dove le difese sono perforabili con facilità e i ritmi di gioco non sono paragonabili con quelli dei grandi campionati. Considerando questi ultimi aspetti, possiamo affermare che il vero Pato è diventato un lontano ricordo. Perché se solo rendesse la metà del valore ammirato nel periodo di suo massimo splendore, adesso delizierebbe le platee carioca a suon di gol. Ma così non è.
E dispiace (anche se non troppo) che si reputi felice di non essere più al Milan, club che l’aveva prelevato per 18 milioni quando ancora era minorenne e in cui Alexandre era riuscito a esprimersi al meglio, attirando su di sè l’interesse concreto delle squadre più blasonate d’Europa. Per Pato, a soli ventiquattro anni, è già iniziata la parabola discendente. Le possibilità di rivederlo calpestare i terreni di gioco più prestigiosi, mettendo in difficoltà i difensori più forti in circolazione, adesso si riducono giorno dopo giorno.