Lino Dimitri è giornalista pubblicista dal 2012. Redattore di SpazioMilan.it dal settembre 2011: è sua la firma nell’editoriale del sabato. Lavora nella redazione di LecceNews24.it occupandosi di cronaca, politica, eventi e sport. In passato ha collaborato con Bordocampo.net e Sportmain.it.
Kakà è tornato. Nemmeno è sceso in campo, che il primo goal lo ha già segnato: far dimenticare a tutti la povertà di questo mercato. In attesa di vederlo giocare, sarà sempre curioso riuscire a capire se un giocatore di 31 anni che torna dopo 4 anni anonimi potrà effettivamente essere quello di una volta, il brasiliano ha di nuovo acceso la fiammella dell’entusiasmo. Tutti contenti: società, tecnico e tifosi, che non più tardi di qualche giorno fa chiedevano a gran voce rinforzi dalla metà campo in giù. Inascoltati. Anzi, inascoltati ma comunque felici, sembrerebbe.
Matri e Kakà. L’operazione “fumo negli occhi” è riuscita alla perfezione alla premiata ditta Berlusconi-Galliani che da grandi strateghi della comunicazione quali sono avevano già architettato tutto per far crollare dubbi e polemiche, aumentare vendite di maglie ed abbonamenti e uscire sani e salvi, anzi rafforzati da una situazione che è chiara solo a chi riesce a guardare il tutto con gli occhi disillusi. Disillusi da quando si è tolto dal mercato uno come Thiago Silva nominandolo Capitan Futuro per poi venderlo solo un mese dopo, completando il grande inganno a tutti gli effetti.
Il Milan non si discute, il Milan si ama. Questo, chi scrive non smetterà mai di farlo. Ma ci sono tanti conti che non tornano. I propositi questa nuova stagione erano diversi. Al termine del passato campionato, ottenuta una sofferta e discussa qualificazione ai playoff di Champions, Massimiliano Allegri era stato chiaro: “Questa squadra ha bisogno di molta più qualità a centrocampo. Non riusciamo a tenere il pallone e andiamo in sofferenza”. Anche Adriano Galliani aveva indicato una certa rotta: “I trofei si vincono con la miglior difesa, la rafforzeremo”, aveva detto, facendo intuire l’arrivo di un Top Player. Invece no.
A centrocampo hanno salutato Ambrosini, Flamini e Boateng, in difesa Yepes e Antonini. In cambio sono arrivati Poli e Birsa in mediana, Vergara e Silvestre dietro. Investimento totale: 6 milioni. Giocatori in grado di far fare il salto di qualità alla squadra? Nessuno. Ma si sa, sono tempi difficili, c’è la crisi. Quindi meglio continuare a puntare sui giovani. O no? Perché l’ultimo trend sembra dire l’esatto contrario: Silvestre ha 28 anni, Matri 29, Kakà 31, Coppola 35. E’ vero che sono arrivati Vergara (19), Saponara (21) e Poli (23), ma è anche vero che il colombiano troverà difficilmente spazio, che Petagna ha dovuto andare in prestito alla Sampdoria per giocare e che per poco non ci andava anche Cristante.
El Shaarawy non è stato venduto solo perché lui si è impuntato e ha voluto fortemente restare, rinunciando a diversi milioni di contratto. Ma è già chiaro che il Faraone vivrà una stagione difficile, una stagione che non ci stupiremmo se nemmeno finisse in rossonero. Ad ogni errore gli si punta il dito contro, come se da un ragazzo di 21 anni ci si possa attendere di più di quello che fin qui ha dimostrato e ha fatto. I nuovi arrivi non potranno che penalizzarlo e pochi si ricorderanno che, meno di un anno fa, era il simbolo indiscusso della riscossa del nuovo Milan: quello giovane, quello fresco, quello a cui guardare per costruire il presente e sorridere al futuro.