In occasione della prima giornata della fase a gironi di Champions League, un Milan chiamato a riscattare il passo falso di sabato sera affronta a San Siro il Celtic di Neil Lennon. L’obiettivo è senza dubbio la vittoria, ma l’incontro si preannuncia difficile: gli scozzesi sono una squadra solida e bellicosa.
Fisicità, aggressività, ritmo, intensità e ripartenze. E’ questa la filosofia di gioco degli Hoops, che scendono in campo con un 4-4-2 standard indirizzato a ridurre al minimo la distanza tra i reparti: i centrocampisti hanno il compito di correre alla follia e di coprire appieno la linea mediana, proteggendo di conseguenza la retroguardia e cercando di impossessarsi delle fasce, mentre i difensori esterni sono chiamati a svolgere in prevalenza la fase di copertura. Per lo meno durante le prime battute, il Celtic intende chiudersi e aspettarci, per poi ripartire con rapidità ed efficacia. I campioni di Scozia in carica, che fanno della potenza una delle proprie armi migliori, sono pericolosi anche sulle palle inattive.
Punto di forza: coppia d’attacco Samaras-Stokes. La grinta e l’intensità con cui gli uomini di Lennon svolgono la fase di contenimento sono fattori fondamentali per il raggiungimento di risultati importanti. Ma è altrettanto vero che il Celtic può contare anche su esterni di centrocampo in grado di spingere con furore e, soprattuto, su attaccanti capaci di andare in gol e di alzare il tasso tecnico della squadra. Nella fattispecie, le punte di qualità ed efficacia su cui Lennon può contare sono Georgios Samaras e Anthony Stokes. Entrambi sanno farsi valere dal punto di vista fisico, tanto che il greco è un centravanti che sa far salire la squadra con profitto, entrambi annoverano nel proprio repertorio doti tecniche e senso del gol. Serviti tramite verticalizzazioni e durante le azioni di rimessa, possono metterci in difficoltà e arrecarci danni.
Punti deboli: mancanza di qualità a centrocampo e poca mobilità in difesa. I mediani del Celtic garantiscono un gran lavoro in fase di copertura, ma non si distinguono di certo per doti di palleggio e abilità nella comprensione dello sviluppo del gioco. Capita che, cercando di impostare o di inserirsi, i centrocampisti scozzesi perdano palla e scoprano la posizione con ingenuità. Correndo con furore ma non riuscendo a dosare con intelligenza le energie, i mediani di Lennon potrebbero inoltre calare un po’ sul lungo andare e non coprire a dovere per l’intero arco di gara la retroguardia. Proprio la difesa, pur essendo formata da centrali forti dal punto di vista fisico, difetta in merito alla mobilità e al senso della posizione. Dovessero allora scaricarsi le batterie dei centrocampisti, con il trascorrere dei minuti, il Celtic sarebbe costretto ad schiacciarsi e a concedere qualche palla gol.
Elemento chiave: Scott Brown. E’ lui, centrocampista di quantità e capitano degli scozzesi, il massimo esponente dello stile Celtic. Non dispone di una tecnica invidiabile, ma ha carisma e personalità: lotta fino alla fine, non tira mai indietro la gamba, all’occorrenza si inserisce, fronteggia l’avversario con grinta e fierezza. E’ un interditore di tutto rispetto. Quando si piazza davanti alla difesa, coordinando i compagni di reparto, non è facile architettare trame offensive con ordine ed efficacia. Certo, nelle ultime fasi di gioco potrebbe abbassare un po’ il ritmo, ma rappresenta comunque uno scoglio superabile con difficoltà.