Era l’estate del 2001. Il Milan, reduce da una stagione particolare nel nome del numero 6 (sesto posto finale, 0-6 in un derby ormai leggendario), aveva più che mai bisogno di rifondarsi: ormai finito il tempo di Oliver Bierhoff e, con lui, quelli di George Weah e Maurizio Ganz, si cercava una valida spalla per la stella Andriy Shevchenko. Tutto si poteva pronosticare, negli anni d’oro dei Vieri e dei Crespo venduti rispettivamente per 90 e 110 miliardi di lire. Tutto, appunto, ma non che un nascente simbolo della juventinità come Filippo Inzaghi potesse arrivare a vestire la maglia rossonera. È il 2 luglio: per 70 miliardi, 40 più Cristian Zenoni, SuperPippo diventa il primo grande acquisto che Silvio Berlusconi mette a disposizione del neo tecnico Fatih Terim.
Impensabile (ma profetico) che, pochi mesi più tardi, sia proprio Inzaghi a segnare il destino dell’allenatore turco: il Milan sta perdendo 1-0 in casa del Torino, ma all’ultimo minuto ecco il rigore che può raddrizzare la contesa. Sul dischetto ci va proprio Pippo: è un pallone alto, altissimo, destinato a Carlo Ancelotti che, qualche giorno più tardi, avrebbe dato il benservito al Parma proprio per sedere sulla panchina dell’amato Diavolo. E qui comincia un’altra storia, fatta di un brutto infortunio contro il Chievo nel momento migliore della stagione, ma bilanciata dai gol decisivi nelle ultime giornate che permettono al Milan di partecipare ai preliminari di Champions della stagione successiva.
L’epico 2003 è segnato da ben 12 gol europei, dai preliminari con lo Slovan Liberec all’infarto contro l’Ajax: quelle lacrime, quell’urlo, quel pianto, la punta di quel destro che regala un pallonetto tanto goffo e ricco di passione allo stesso tempo. È l’anno di Manchester, festeggiato alla grande nella notte del 31 luglio quando un suo gol ufficializza anche la conquista della Coppa Italia. Ma non finisce qui: lo scudetto del 2004 parte da lontano, da un suo gol decisivo con il Bologna nelle prime giornate. Passano gli anni, ma cuore e grinta sono sempre gli stessi.
E si arriva al 2007, all’anno dei record che parte proprio il 9 agosto di sette anni fa in un “Meazza” indescrivibile: 70mila persone festeggiano l’1-0 sulla Stella Rossa firmato naturalmente da Pippo e accompagnano la squadra nella straordinaria annata del post Calciopoli. Nei quarti di finale a Monaco di Baviera, Inzaghi diventa kaiser. Il 23 maggio SuperPippo diventa ufficialmente Pippo Mio e riscrive gli almanacchi del calcio mondiale: bomber sul tetto d’Europa a 34 anni, corsaro in Supercoppa Europea, da delirio a Yokohama quando sale sul gradino più alto del mondo. È il suo anno, quando non ci pensava nemmeno più e credeva che il calcio gli avesse già regalato tanto, troppo.
Ma Pippo è così, uomo umile ed atleta esemplare, sempre equilibrato e mai una parola fuori posto, con il Milan nel cuore e nel profondo dell’anima. Nemmeno un libro potrebbe riassumere quel gigantesco vortice di emozioni che solo chi è rossonero e ha capito chi è davvero Filippo Inzaghi potrà ricordare e raccontare per sempre. Pippo è l’essenza stessa dell’emozione, della gioia per il calcio e, in fin dei conti, della gioia di vivere. Perché solo chi ama è disposto a tutto. Anche ad appendere gli scarpini al chiodo e ad accettare un’altra avventura travolgente: già da un anno lo chiamamo Mister Inzaghi, quest’anno avremo un motivo in più per farlo. È Primavera, Pippo. E tu, proprio in quella stagione, hai costruito per noi i ricordi più belli.
SpazioMilan.it dedicherà parte della sua programmazione odierna a chi ha sposato meglio di tutti la causa rossonera negli ultimi 12 anni. Scatenatevi con i ricordi, con gli auguri e, perché no, con qualche lacrima. Perché oggi è… #SuperPippo40!