Smarrimento, inaccettabile smarrimento. Ad Arcore già pronta la testa di Allegri, quasi fossimo sull’altra sponda del Naviglio

Christian Pradelli è giornalista professionista e direttore di SpazioMilan.it dalla sua fondazione, l’8 marzo 2011. Editorialista per IlSussidiario.net, collabora con La Gazzetta dello Sport e Il Giornale. Conduce il varietà sportivo “Falla Girare” su Radio Reporter ed è opinionista per Milan Channel. Da agosto 2013 è la voce ufficiale del Milan per TopCalcio24, canale del gruppo Mediapason.

C. Pradelli - Direttore SpazioMilan.it
C. Pradelli – Direttore SpazioMilan.it

Ritrovarsi con un allenatore sulla graticola dopo una sola gara ufficiale alle spalle, dimenticarsi della pace armata di Arcore alla prima difficoltà e soprattutto creare la giusta dose di tensione alla vigilia della gara più importante dell’anno: obiettivi tutti pienamente raggiunti, peraltro in un tempo record. La società sembra già essersi dimenticata degli accordi pattuiti ad inizio giugno, ma anche l’allenatore sembra aver rimosso il diktat presidenziale del 4-3-1-2: insomma, tutti agiscono con la loro testa. E i tifosi, sentitamente, ringraziano. Il Milan esce a pezzi da Verona, non tanto per il risultato, quanto per una condizione psichica abbastanza preoccupante: in quattro giorni, due partite dal canovaccio pressoché identico regalano una rapida gloria, sostituita altrettanto rapidamente da torpori irrecuperabili, suggellati da rimonte inspiegabili.

Eindhoven come Verona, un pareggio dal gusto di sconfitta e una sconfitta che definire traumatica è fin riduttivo. E lo schema da harakiri è praticamente lo stesso: vantaggio illusorio, riabilitazione dell’avversario e finale amaro. Più che amaro al Bentegodi, con Martinho che diventa il Roberto Carlos di turno e Luca Toni riabilitato ai tempi d’oro di 6-7 anni fa. Piuttosto inspiegabile. Ed è questo, forse, che preoccupa di più. Il Milan di Verona era praticamente quello titolare e l’allenatore voleva fare sei cambi dopo nemmeno la fine del primo tempo. Facile immaginare chi: Constant, che sembrava essere ancora inebriato dai fantasmi del Camp Nou di qualche mese fa; Mexes, non pervenuto; Montolivo, capitano senza mordente; Niang, che dà una mano agli altri reparti ma che l’area non la vede nemmeno col binocolo; El Shaarawy, vedi sopra; Balotelli, che mette lo zampino nel gol di Poli ma che gioca (come spesso gli succede) una partita tutta sua.

Caos lampo, insomma. O lampi di caos, se preferite, che nemmeno l’ultima settimana di mercato sembra poter ammorbidire. Difficile dire anche cosa serva a questo Milan. Oggi come oggi, dalle parti di Arcore è facile sentir dire che serva “cambiare l’allenatore“. Ed è come fare un lungo passo indietro a mesi fa, con la sensazione che nulla sia cambiato. Che nulla possa cambiare se Allegri non se ne andrà. Inizio di stagione anomalo, già appesi a un filo in un battito di ciglia. Sembra quasi di essere sull’altra sponda del Naviglio. Forse giovedì mattina ci sveglieremo e sarà tornato incredibilmente tutto “come prima”. Forse.

Twitter: @Chrisbad87

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