Parla di Ibra, che “rimarrà al PSG al 100% e se chiama Mourinho dal Chelsea al 110%, in Italia non tornerà prima di 10 anni”, di Cavani (“la sua cessione in Francia è un brutto segnale per il campionato italiano”), ma soprattutto di Balotelli. Mino Raiola non è mai banale, ironico quanto sorprendente, assolutamente imprevedibile. E le dichiarazioni che spende per SuperMario, in un’intervista esclusiva concessa stamane al Corriere dello Sport, sono destinate a far preoccupare i tifosi rossoneri.
“Non so per quanto tempo la Serie A potrà permettersi Mario, arriverà il giorno che sarà impossibile trattenerlo… Per il momento non andrà via, ma nel calcio gli incedibili prima o poi diventano cedibili… Su Mario il Milan ha un progetto importante, lo ritiene un punto di riferimento per la squadra e lui sta benissimo. Per ora, statene certi, non si muoverà, un domani non so…”.
Secco, deciso e senza peli sulla lingua. Frasi forti, clamorose, dette come se niente fosse. La permanenza di Balotelli al Milan è al sicuro e non è mai stata in dubbio, ma si preannuncia difficile all’orizzonte. Lo dice il suo procuratore, che aggiunge: “Mario sa quello che vale, potrebbe vincere il pallone d’Oro già quest’anno, se no in futuro. E’ un attaccante completo: lotta su tutti i palloni, si sacrifica e prima di lasciare il Manchester City e adesso al Milan ha dimostrato di essere cambiato rispetto al passato. Non ha limiti, l’unico ostacolo è sé stesso. E’ sempre concentrato e gli piacciono le responsabilità, il resto viene di conseguenza. Balotelli sogna di giocare con Ibrahimovic? In tempi brevi è impossibile”.
L’occasione per Raiola anche di ribadire la tesi sulla fusione delle due squadre italiane della stessa città per tornare competitivi in Europa, anche sul mercato: “Le mie idee qualcuno le considera stupide, ma sono l’unico modo per abbattere i costi ed aumentare il fatturato. Milan ed Inter insieme, Juventus e Torino insieme, Roma e Lazio insieme, Atalanta e Brescia insieme e così via: nascerebbero club forti, con grandi bacini d’utenza e i costi del sistema calcio italiano si abbasserebbero. Una fusione non è un segno di debolezza ma un modo per diventare più competitivi. In questo modo gli Ibrahimovic tornerebbero in Italia e i Cavani non andrebbero via. La Serie A in questo momento non ha la forza per attirare i top player, è un posto di transito e non di arrivo. Ma in Italia ormai si pensa solo a litigare in Lega e si rimane sempre indietro ad Inghilterra, Germania e Spagna. E poi a Galliani l’idea non piace”.