Da venerdì Ambro viene demonizzato per aver detto che la Fiorentina meritava di più il terzo posto del Milan e per aver fatto una battuta sulla sua espulsione di Siena: “Ce l’ho messa tutta per favorire i Viola…“. Ebbene, che cos’ha detto di così tragicamente antirossonero da meritare l’inferno di un girone dantesco? Ambrosini non ha mai cercato di essere simpatico, o meglio, ha sempre preferito essere apprezzato per la sua sincerità. Un anno fa, di questi tempi, lo incontrai in via Marghera a Milano con Paola e i bambini: mi finsi tifoso e gli dissi che avevo da poco rinnovato l’abbonamento. Era il giorno dopo la sconfitta nel Trofeo Berlusconi con la Juventus, da poche settimane Ibrahimovic e Thiago Silva erano del PSG. “Bel coraggio“, mi rispose sorridendo. Avrei dovuto inveirgli contro, suppongo. O forse mi ha risposto come qualsiasi tifoso rossonero avrebbe risposto in quel momento. Senza contare l’innata signorilità. Bel coraggio, sì: fare l’abbonamento in quei giorni sarebbe stato davvero coraggioso. E qualcuno, probabilmente, l’avrà pure fatto.
Ma i giocatori di calcio devono sempre credere nel gruppo per cui giocano e sputano sangue, penserà qualcuno. È vero, potrei rispondere, ma è una condizione più necessaria che indispensabile: non posso non citare l’esempio di Andrea Pirlo, che è riuscito a vincere una Champions League da protagonista nel 2007 nonostante non sopportasse Inzaghi, che pur abbracciò in quell’indimenticabile 1-0 di Atene. Pirlo è riuscito a rimanere a (lauto) libro paga del Milan anche per i successivi quattro anni, sebbene si sentisse un “diverso” dai suoi compagni, non un dipendente del presidente Berlusconi (già…), che peraltro dedicava sempre più tempo a Pippo che a lui. Ma evidentemente la verità, la propria verità, è sempre più facile scriverla in un libro che dirla in una conferenza stampa. Alzi la mano, senza ipocrisie, chi ha letto “Penso quindi gioco”: chi deciderà di farlo sotto l’ombrellone scoverà perle molto più succose delle presunte “bombe” sganciate ieri a Firenze. E allora, parafrasando il titolo del libro, che i tifosi pensino bene, molto bene, prima di paragonare l’amara, ma incontestabile trasparenza di Ambrosini, rossonero vero, alle lettere post-datate di un regista su cui, a livello umano, il sipario è già calato da tempo.
(Christian Pradelli per IlSussidiario.net)
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This post was last modified on 14 Luglio 2013 - 20:44