Ha promesso la serie A ad una piazza difficile. Ha promesso la serie A ad un presidente esigente ed impaziente. Ma a Rino Gattuso, si sa, piacciono le sfide e le salite. Il Palermo è il suo presente, la sua voglia di riscatto, ma è difficile non tornare con la mente anche a quella maglia rossonera che tanto gli ha dato sotto tutti i punti di vista. A questo proposito, molto significative sono le sue parole rilasciate alla Gazzetta dello Sport: “Se avessi voluto sarei anche potuto rimanere ancora, c’era un contratto già pronto. Io, però, desideravo altro. Non ho mai pensato di ripartire dalle giovanili rossonere: sono uno a cui piace stare in prima linea. Piuttosto avrei preferito prendere un club dalla C, ma ripartire subito da una prima squadra. Non penso affatto che un’eventuale promozione con il Palermo mi spianerebbe la strada per un pronto ritorno in rossonero: il mio obiettivo è di farmi un nome come allenatore. Il mio Palermo dovrà fare i conti con delle pressioni fortissime e, se dovessimo riuscire a salire subito, sarebbe quasi come vincere uno scudetto”.
Come tutti ben sanno gli ultimi anni attraversati da Rino non sono stati dei più semplici, anche e soprattutto fuori dal campo. Lui, però, è uno che non si abbatte: “Durante i nove mesi in cui sono rimasto fermo per il problema alla vista mi avevano detto che non sarei più potuto tornare a giocare. Ho sofferto molto, ma con l’aiuto delle persone care ce l’ho fatta. I medici sono stupiti nel vedermi così attivo nonostante 15 milligrammi di cortisone al giorno, di certo lo stress non mi aiuta, ma non riuscirei a vivere lontano da questo mondo. I miei modelli in panchina? Sono tre: Lippi, Ancelotti e Delio Rossi. Di Marcello e Carletto mi piace il modo di gestire il gruppo: certo, lavorano in modo opposto, però sto provando a mischiarli e a prendere qualcosa da entrambi. Di Delio mi piace la capacità di comunicazione”.
Che dire infine di Zamparini, il presidente più temuto da tutti gli allenatori? “Mi ha conquistato con la sua lucidità e la sua generosità. Desidera davvero che la sua squadra torni davvero al più presto nella massima serie. Io, dal canto mio, l’ho convinto in pochi minuti, spiegandogli che bisogna remare nella stessa direzione. Dobbiamo essere uniti nell’intento: non mi piacerebbe sentire una dichiarazione del presidente o del direttore sportivo opposta alla mia o viceversa”.