Quattro partite su cinque da titolare, tre delle quali da vero protagonista ed un solo passaggio a vuoto, quello contro il Giappone: la Confederations Cup disputata da Mattia De Sciglio è stata l’ennesima riprova che siamo di fronte al titolare della fascia azzurra per almeno il prossimo decennio, indifferentemente se ci riferiamo al versante destro o a quello mancino.
Il debutto contro il Messico nella prima partita del girone è inaspettato per il numero due rossonero, che però ripaga al massimo il ct Prandelli disputando una partita perfetta contro i centramericani che dalla sua parte (viene schierato a sinistra) non sfondano mai. Qualche giorno dopo è la volta del Giappone, con i Samurai di Zaccheroni che mettono in tremenda difficoltà Buffon e compagni che la spuntano in rimonta per 4-3. DeSci non è brillante contro i nipponici e Okazaki è un bruttissimo cliente per il terzino lombardo che lo soffre costantemente per tutti i novanta minuti. Il momento più difficile per lui è sicuramente al minuto ventuno, quando il suo corto retropassaggio costringe Buffon a fare un (discutibile) fallo in area e a mandare dal dischetto Honda per il vantaggio asiatico. L’occasione di riscatto si presenta subito: pochi pensavano che Prandelli, dopo un match poco brillante, potesse confermare un giovane come De Sciglio in un match complicatissimo come quello contro i padroni di casa del Brasile. Invece, l’ex tecnico della Fiorentina corre il rischio e Mattia non sbaglia la seconda partita consecutiva: tiene a bada due clienti complicati come Dani Alves e Hulk e si propone spesso in avanti dando manforte a Giaccherini. Nella semifinale contro la Spagna, Prandelli cambia modulo, passando alla difesa a tre e dunque il difensore del Milan non è del match e guarda dalla panchina la sconfitta ai rigori dei suoi compagni. Rigori che si ripresentano ieri, nella finale terzo posto contro l’Uruguay: De Sciglio disputa centoventi minuti straordinari risultando, insieme a Diamanti, il migliore in campo dei suoi. Alla lotteria dei penalty è, un pò a sorpresa, il terzo tiratore: rincorsa breve, tiro debole ad incrocio e Muslera respinge senza troppi problemi, per la comprensibile disperazione di DeSci.
A fine partita, il nativo di Milano candidamente ammette: “Fortunatamente il rigore non ha inciso, non ho guardato il portiere ed è stato un errore“. Poco male, caro Mattia, visto la tua Confederations è nettamente in saldo positivo. Un’ottima iniezione di maturità e crescita della convinzione in sè stesso. Che, sia chiaro, con lui non è sinonimo di presunzione, termine estraneo al vocabolario del prodotto del vivaio rossonero, ma solo di implementazione del suo bagaglio di esperienza internazionale. Servirà molto sia a lui che al Milan, che, alla ripresa delle competizioni, troverà un giocatore ancora più maturo e per questo più utile alla causa rossonera.