Gli ultimi mesi di El Shaarawy sono stati tutt’altro che esaltanti. Diversi i fattori che hanno inciso sul suo calo di rendimento. Alcuni di essi semplici da intuire, altri rimarranno di dominio privato. Il Faraone ad inizio stagione ha stupito compagni e soprattutto avversari, trascinando il Milan fuori dal guado, grazie alle sue doti tecniche e atletiche. Straordinario il suo impatto realizzativo ed encomiabile la sua propensione al sacrificio. In poche giornate è passato da talento emergente a top player, termine più che abusato ma che ci aiuta a comprendere la crescita esponenziale del Faraone.
Sono state in primis le sue caratteristiche a determinare il modulo di Allegri. Il 4-3-3 con gli esterni offensivi sollecitati in entrambe la fasi di gioco, si è sviluppato proprio attorno a El92. La squadra ha imparato a stare in campo con queste spaziature e ha guadagnato di partita in partita la sicurezza che ha generato la grande rimonta. Con l’innesto di Balotelli poi, è stato più semplice per il Diavolo trovare la via del gol ed il terzo posto è stato (quasi) una naturale conseguenza.
E’ vero, nel girone di ritorno le prodezze offensive di El Shaa sono vistosamente diminuite, ma inalterata è rimasta la sua tenacia difensiva. Ha perso la brillantezza del dribbling e la precisione sotto porta, tuttavia ha saputo trasformarsi in uomo-squadra. Il ragazzo è maturato davvero tanto durante quest’annata e anche le difficoltà degli ultimi mesi crediamo che siano state in ogni caso formative.
Ora c’è la Nazionale e con Prandelli potrebbe materializzarsi per Amon-Ra, la possibilità di ricoprire un ruolo diverso, quello di seconda punta. Verrebbe in sostanza dirottato più centralmente e non è da escludere che un modulo similare possa esser adottato anche dal Milan nella prossima stagione, pare siano queste infatti le indicazioni presidenziali. Chissà che la Confederation Cup non ci riconsegni un giocatore ancora più duttile, con nuove frecce al suo arco e nuovamente goleador.
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