Certo, non è facile avere a che fare con uno come Balotelli: basti vedere come riesce ad imporsi in campo, a soli 23 anni, ad ogni punizione o rigore che devono essere battuti. Solo Pirlo, contro il Messico in Confederations, è riuscito più volte ad allontanarlo dopo fitti dialoghi e, forse, qualche capriccio. Ma nel Milan “dei nuovi” la realtà è stata ben diversa: complice una capacità realizzativa fuori dalla media, non ci sono mai state discussioni sui calci da fermo da gennaio a fine campionato. Ora bisogna capire, piuttosto, se possono bastare ipotetiche mancanze di personalità a vent’anni per non fare più parte di un club come il Milan: avrebbe senso valutare il rischio di perdere un attaccante come El92, che ha trascinato un gruppo alla deriva per più di metà stagione, solo perché protagonista di un’inaspettata evoluzione? E vale la pena girare già in prestito (si parla della Sampdoria) un elemento come Niang, tanto giovane quanto potenzialmente devastante?
Discorso a parte merita Robinho, che in passato ha avuto la cresta ma non ha certo bisogno di qualcuno che fortifichi o condizioni il suo ego. È da un anno che il buon Robson lancia segnali d’amore al Santos, che ricambia talmente tanto da fare le pulci sul suo eventuale acquisto nonostante i soldi freschi della cessione di Neymar. Caso curioso che necessita una veloce risoluzione, dal momento in cui il mercato brasiliano chiude il 15 luglio e dall’addio di Binho dipende la partenza ufficiale del mercato rossonero. Ricapitolando: le creste si “salvano” se si definisce l’affare Robinho e se si trova un acquirente per Boateng. Altrimenti l’eventuale arrivo di Tevez e la scelta del trequartista produrranno necessariamente un altro sacrificio. E c’è solo un giocatore del Milan che oggi ha sufficiente mercato in Europa: il Faraone.
(Christian Pradelli per IlSussidiario.net)
This post was last modified on 22 Giugno 2013 - 19:57