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El Shaarawy: “Il mio futuro è rossonero. Sento la totale fiducia di tutti. In Brasile sarà un sogno”

Stephan El Shaarawy vede il suo futuro sempre più rossonero. Altrochè Manchester, il Faraone giura amore al Milan e in partenza per il Brasile per la Confederations Cup racconta le proprie sensazioni di questi giorni, al centro delle voci di mercato.

Non penso proprio che andrò via dal Milan – ha affermato l’attaccante rossonero in un’intervista a La Repubblica -. Se è vero che il City mi vuole, la cosa mi lusinga. Però io voglio restare nel grande club in cui mi trovo benissimo e al quale mi sento legato. Al Milan ho sempre sentito e sento la totale fiducia da parte di tutti: della società, di Allegri, che mi ha lanciato e incoraggiato, e dei compagni: anche quando non ho più fatto gol come prima, tutti mi hanno riconosciuto un lavoro importantissimo. Se sono qui in Nazionale, lo devo anche a loro“. A proposito di azzurro, ecco le considerazioni sulla gara di venerdì scorso a Praga: “Siamo stati poco brillanti, inutile nasconderlo. Ma il punto è stato importantissimo per avvicinarci al Mondiale. Alla Confederations Cup andremo meglio, ne sono sicuro“.

Arrivare all’appuntamento del pre-Mondiale in Brasile è senz’altro un traguardo inaspettato per El Shaarawy che con sincerità ha spiegato: Questa è stata proprio una stagione fantastica, ha sorpreso anche me. Perché io sapevo di avere bisogno di giocare con continuità. Ma non mi aspettavo così tanti gol, né di restare tanto a lungo in cima alla classifica cannonieri e di ritrovarmi in Nazionale e di segnare il mio primo gol, addirittura a una squadra come la Francia: è stata una tra le emozioni più grandi che io abbia mai vissuto. Altri momenti? Il debutto in Nazionale, il primo gol in serie A e il primo gol in Champions, a San Pietroburgo con lo Zenit, anche perché è arrivato in un momento un po’ difficile per il Milan“.

Tra le confessioni personali eccone una sulla prima partita vista allo stadio: “La mia prima partita l’ho vista, si fa per dire, in braccio alla mamma. Sì, mi hanno portato allo stadio in passeggino. Non so quale partita fosse, ma era del Genoa di sicuro, i miei sono genoani sfegatati. Un piccolo cruccio a me e alla mia famiglia è rimasto: non ho mai giocato con la maglia del Genoa a Marassi, anche se ho esordito in serie A a 16 anni, in trasferta. Mi sarebbe piaciuto, quello stadio dà una carica tutta particolare”.

Infine un po’ di considerazioni a random: dal rendimento stagionale (“E’ vero che quest’anno, nella seconda parte della stagione, magari non ho attraversato un bel periodo. Ma era soltanto perché in fase realizzativa non ero più lucido come prima“) agli idoli di sempre (“Kakà e Ronaldinho“), fino alla posizione ideale in campo (“Dopo tante partite, se parto sempre largo da sinistra i difensori un po’ mi conoscono. Perciò, anziché da sinistra, devo farmi dare palla già in direzione della porta e dialogare di più con l’attaccante centrale. E poi c’è il colpo di testa: non ho ancora fatto un gol di testa, se non in allenamento”), sul rapporto con Mario Balotelli (“Ci siamo aiutati a vicenda, siamo amici veri. E posso garantire che quello che viene detto e scritto di lui è una sciocchezza“).

This post was last modified on 10 Giugno 2013 - 18:59

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redazione