Tevez che va alla Juve, un mercato che preoccupa i tifosi rossoneri per uno stato di immobilismo generale che porta alla mente film già visti, un Faraone triste e dimenticato, l’infortunio di Balotelli. Tutti argomenti d’attualità, tutti spunti che meritano una riflessione profonda ma, certo, tutti che sembrano vuoti e senza valore paragonati a quello che in questi ultimi anni ci ha insegnato un uomo vero come Stefano Borgonovo. Ieri è stato il giorno dei ricordi di chi lo ha vissuto, di chi lo ha conosciuto, di chi giovedì sera si è reso conto di aver perso un esempio che continuerà, nonostante tutto, a brillare negli anni.
Per una volta potremmo non parlare di calcio, anche se “Borgo” (come lo chiamavano gli amici più cari) è stato un eccellente interprete di un pallone di altri tempi, un calcio che a tutti i rossoneri storici riporta immagini stupende di una squadra mai vista e che forse non si vedrà più. Ma l’ex attaccante di Fiorentina e Milan è stato molto di più di un semplice calciatore. Una malattia terribile che dal 2008 in poi lo ha divorato e lo ha tolto nel modo più crudele possibile da un Mondo che forse non lo meritava, un Mondo che è diventato sempre più piccolo, stretto e scomodo per gente come lui. La “stronza”, come lui chiamava la Sla, che gli ha tolto la vita, gli ha tolto l’integrità fisica, lo ha ucciso lentamente, ma non gli ha mai tolto il sorriso.
Un sorriso che non smetterà mai di splendere che rimarrà impresso nella memoria di molti per sempre. Ora resterà solo il ricordo della figura di un uomo che ha insegnato al Mondo intero come si convive con un male così grande, come si possa essere felici anche vivendo in un dramma, come si possano apprezzare le piccolezze e la genuinità delle cose semplici e belle in un Mondo pieno di superficialità, invidia, business. Soprattutto nel suo settore, quell’universo del pallone ormai troppo lontano da quello che era una volta, troppo distante dalla magia, dalla passione che Stefano ha sempre cercato di professare sia quando giocava, sia negli ultimi istanti della sua vita.
Allora non ci resta che dirti addio senza pensare che ti hanno portato via a soli 49 anni e che tutto questo non lo meritavi. Un addio amaro, un addio triste, ma soprattutto una sorta di arrivederci perché siamo sicuri che anche da lassù continuerai a seguire, amare e tifare quello che più amavi al Mondo, quel pallone che rotola su un campo di calcio e riesce ad unire, far gioire e riservare emozioni incredibili che nessuno potrà mai cancellare. Da ieri notte brillerà una stella in più nel cielo e avrà il marchio indelebile dell’attaccante coraggioso che sfidava la Sla.
This post was last modified on 29 Giugno 2013 - 12:26