Il Diavolo riparte da Max, criticato, sbertucciato, maltrattato fin oltre ogni logica. I numeri sono dalla sua: media-punti alla mano è il miglior allenatore dell’era del Cavaliere, ha sempre centrato l’obiettivo minimo della società – la qualificazione alla Coppa dalle grandi orecchie e dagli altrettanto grandi introiti – ed ha comunque dimostrato, avendo una fuoriserie in dote, di saperla guidare vittoriosamente fino al traguardo tricolore. Uno scudetto in tre anni potrebbe essere considerato un bottino esiguo per chi è chiamato ad allenare la squadra più titolata al mondo, ma ridurla così sarebbe un ingeneroso riassunto del percorso intrapreso da Allegri.
Galliani, primo sponsor del tecnico livornese, e Allegri sanno benissimo però che gli scheletri sono pronti a sbucar fuori dall’armadio alla prima sbandata. Non è infatti azzardato ipotizzare che, in caso di mancato accesso alla fase a gironi della Champions League, Berlusconi possa far saltare il banco già agli albori della nuova stagione, impugnando prove concrete e schiaccianti per incolpare il tecnico livornese, che a quel punto potrebbe perdere consensi anche tra i tifosi, che non hanno avuto dubbi sinora su che fronte schierarsi.
Il Milan ha bisogno di rinforzi di spessore per potersela giocare a testa alta in Italia e in Europa e stavolta Allegri, forte del ‘paracadute Roma’, ha potuto fare la voce grossa, mettendo sul tavolo da pranzo di Villa San Martino tutte le condizioni essenziali per poter andare avanti insieme. Difficile pensare che sia davvero scoppiata la pace tra le parti, più corretto probabilmente parlare di equilibrio raggiunto, “per il bene del Milan”, come auspicato da Berlusconi pochi giorni prima dell’incontro. Quanto quest’equilibrio sia davvero stabile lo scopriremo già a fine agosto