E anche se questo 54° compleanno non lo sta vivendo sulla nostra panchina, come il 53° e il 52° del resto, il piccolo, grande, grosso omino da Reggiolo resta sempre nei nostri cuori, è un po’ come se ci accompagnasse in ogni nostra partita, in ogni nostro trionfo e in ogni nostra cocente delusione. Quanti hanno detto che dopo Sacchi nulla sarebbe stato più come prima? Ebbene, per il vero tifoso rossonero, dopo Ancelotti nulla è stato lo stesso. Arrivò nel 2001/2002 subentrando a Terim, dopo un Torino-Milan 1-0 con rigore di Inzaghi fallito al 90′. Galliani lo strappò all’ultimo al Parma: che mossa, che tempi! L’esordio freddo in casa col Piacenza, uno 0-0 stentato, fu solo l’inizio di una magìa in grado di crescere giorno dopo giorno.
Poco più di un anno e avremmo abbracciato la prima Coppa Italia della gestione Berlusconi e la storica, la più bella, la più incredibile Champions League che un tifoso italiano possa immaginare. E il sogno che continua: la Supercoppa Europea contro il Porto dell’acerbo Mou, quindi lo scudetto al termine di una galoppata fantastica nel nome di Kakà e Shevchenko. Una Supercoppa Italiana da dominatori assoluti, preludio all’imponderabile, al finale di stagione che non ti aspetti: un campionato che sfugge in maniera incredibile, un’Europa che vola via in maniera surreale, fantastica, tragica. E poi Calciopoli, che avrebbe ucciso sportivamente chiunque… E invece no, perché nove mesi più tardi ci ritroviamo Campioni d’Europa contro tutto e tutti! La magìa ci restituisce quanto il destino ci aveva tolto due anni prima: vendetta perfetta col Liverpool, vendetta a valanga col Boca Juniors che ci laurea Campioni del Mondo. E siamo di nuovo anche Supercampioni: il record dei 18 trofei internazionali è servito.
La storia d’amore tra Ancelotti e il Milan, tra i tifosi del Diavolo e il proprio mentore, è qualcosa di difficilmente raggiungibile: perché va oltre i trofei, oltre la forza della squadra, oltre l’amore dei colori. Con Carlo, tu sapevi di essere “a casa”: raggiungevi lo stadio con lo stesso spirito con cui potevi andare a fare una scampagnata con i tuoi migliori amici. Il boato alla lettura del suo nome da parte dello speaker era pari a quello dei top player, degli idoli in campo. Un grande uomo per una grande squadra: un grande cuore in grado di contagiare milioni di tifosi. Quel coro intonato dopo la festa Champions del 2007, quell’“Alé… Alé… Alé, Milan alé!“ è entrato fin da subito nella memoria di noi tutti. E ci resterà per sempre.
This post was last modified on 10 Giugno 2013 - 14:43