È finita com’era giusto che fosse: la mano sul cuore, alla fine, se la sono messa un po’ tutti. Massimiliano Allegri resta al Milan, non è ancora chiaro se con o senza rinnovo (che comunque non sforerebbe il 2015), mentre il presidente Berlusconi affida al sito ufficiale rossonero parole agrodolci che, tuttavia, mantengono inalterata la bontà di un progetto destinato a proseguire. Almeno per un anno. Forse chi esce meglio da questa vera e propria telenovela è clamorosamente Adriano Galliani, sicuramente sfiancato da quello che possiamo chiamare a tutti gli effetti un capolavoro: Max alla fine ha accettato le condizioni tecnico-tattiche di Silvio, ma Seedorf torna ad essere solamente un miraggio carioca. Serata ricca, quella di Villa San Martino, ma avara nel menù: tortellini, insalata e gelato. Un finale dolce perché “il Milan è una famiglia“, come ha voluto ricordare ai giornalisti il capo della comunicazione rossonera, Giuseppe Sapienza, a fine serata. Mai dimenticarlo.
Resta tuttavia da capire, venendo al più grande interrogativo della notte di Arcore, che cosa ci abbia effettivamente guadagnato il tecnico toscano. Sia in caso di non rinnovo che di prolungamento fino al 2015, Max sceglie la soluzione meno vantaggiosa e meno sicura, “contravvenendo” a quelle che erano state le sue prime richieste dopo la vittoria di Siena e la conquista del terzo posto: certezze e sostegno. La Roma era già pronta con un bel triennale da nove milioni e una squadra bella e giovane da costruire assieme al vate livornese. E invece no, perché “il Milan è una famiglia“. Motivo da non trascurare, ma “forse” non sufficiente per accettare di proseguire in un clima particolare, che sarà con ogni probabilità simile a quello di quest’anno, se non peggio. E allora che cosa può aver convinto un personaggio come Allegri, da sempre poco avvezzo a farsi mettere i piedi in testa e conscio che, dopo una soap del genere, nella Capitale non vorranno vederlo più, nemmeno in cartolina?
La sensazione è che si possa assistere ad uno storico, quanto impronosticabile deja vu, ma solo nell’estate 2014. Se è vero come sembra (e come potrebbe realmente essere) che per il post Mondiale brasiliano il club di via Turati punterà dritto su Cesare Prandelli, figura tagliata ad hoc per la panchina rossonera, non è utopia pensare che Allegri possa ripetere l’iter che fu di Arrigo Sacchi: allora, era il 1991, la difficile convivenza con Marco Van Basten (sigh…) portò Berlusconi a suggerire, per non dire condizionare la scelta del successore di Azeglio Vicini. Oggi il posto vacante del post Brasile potrebbe essere occupato proprio da Allegri, nel nome di un legame tra Milan e istituzioni del calcio che, non dimentichiamolo, sono tornate da poco ad annoverare Adriano Galliani come vicepresidente della Lega Serie A. Sarà solo “fantamercato” tra panchine, saranno davvero solo supposizioni troppo lontane per essere prese in considerazione, ma un tale ammorbidimento da parte di Allegri, senza speranze reali per il futuro a lungo raggio, stupisce molto di più del passo indietro di Berlusconi.
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This post was last modified on 3 Giugno 2013 - 09:13