L’addio, doveroso e caloroso, prima del mercato. Massimo Ambrosini lascia il Milan dopo 18 anni (17 anni di rossonero, 1 in prestito al Vicenza) e non c’è nome, acquisto o trattativa che possa essere più importante del ricordo di un capitano vero, silenzioso quanto leader: nelle vittorie, nella storia recente del Milan, Ambro c’è. Ed è stato un divorzio amaro, non all’altezza: superficiale da parte di Galliani, gestito con classe, stile ed eleganza dall’ormai ex 23 del Diavolo. Come sempre. In campo Ambrosini era sinonimo di corsa, polmoni e recuperi, dopo l’addio dei senatori di un anno fa è rimasto l’unica luce carismatica in mezzo ad una squadra piena di ombre: ha parlato ai più giovani, non si è mai risparmiato. Ma lasciarsi così fa male al cuore: un annuncio qualsiasi su una nave qualsiasi in un giorno qualsiasi, senza rispetto. E la conferenza di venerdì a San Siro è stata toccante quanto povera: Ambrosini, da solo. Ma forse è stato meglio, altrimenti certe frasi, dure quanto sacrosanti, non sarebbero venute fuori. E’ stato sbagliato completamente il modo, ma la scelta di fargli finire la carriera altrove la condivido: non dimentichiamoci che ha avuto la fortuna di rimanere un anno in più di Gattuso, Nesta, Inzaghi e Seedorf. Grazie.
Adesso il resto. Da gennaio 2012 a giugno 2013 il passo e breve e ha sempre la stessa meta da raggiungere: Carlos Tevez. Carlitos per Galliani. Premessa: stravedo per lui come giocatore ed in Serie A farebbe fin da subito la differenza. L’arrivo dell’Apache è possibile, ma sono convinto sia legato alla rinuncia ad El Shaarawy. L’operazione non la farei mai, nemmeno per 40 milioni (soldi che il Faraone non vale), ma ho paura che si possa davvero concretizzare quello che poteva e doveva accadere 17 mesi fa: prima della missione fallita da Galliani, prima del no di Berlusconi al PSG per Pato. Adesso Tevez è più “vecchio” ma non smette di guadagnare suon di milioni e nella mischia è stato messo un fuoriclasse puro, italiano e giovanissimo che non merita questo trattamento. Ma il mercato riserva sorprese ed il Milan non sembra essere in forma come al solito, tanto da definire cedibile il suo simbolo. Per El Shaarawy si deve avere il rispetto di ascoltare offerte (nessuna ancora ufficiale) ma il dovere di stopparle sul nascere. Qualsiasi.
Perché, ripeto, sono sicuro che dall’arrivo di Tevez dipenda il destino di Stephan. Nel caso, sono sicuro che le radici di questo vadano fatte risalire ai tempi dell’acquisto di Balotelli: il Milan fa il colpo a basso prezzo ma il Manchester City in cambio chiede la prima fila per El Shaarawy. E i rossoneri dicono sì. Così, 5 mesi dopo, la squadra dello sceicco Al Mubarak svende Tevez ma pretende il Faraone. E i rossoneri dicono sì? Sarebbe grave, gravissimo. Ma è possibile. Senza El Shaarawy crollano progetto, futuro ed anima. Altro discorso, difficile da credere, se Carlitos arriverebbe senza nessuna rinuncia. Allora sì che lo scudetto è possibile, anche se la Juventus rimarrebbe superiore. Mancano ancora, almeno, un difensore ed un centrocampista. Ma prima ci vuole chiarezza su El Shaarawy.
This post was last modified on 15 Giugno 2013 - 15:42