La tensione si taglia col coltello, prima della partita ma anche dopo la vittoria. In mix zone mi dicono: “Sorridi, abbiamo vinto“. Ma non è così semplice. Arrivano altri tre punti tribolati, stentati, oltre ogni possibile merito rossonero: era successo col Catania, che sul vantaggio si era praticamente addormentato subendo tre gol, è successo con un Toro generoso, di cuore, che poteva tranquillamente uscire da San Siro con l’intera posta in tasca. E allora grazie a Christian Abbiati, che le sue ultime cartucce sa spararle bene e all’occorrenza giusta, grazie anche a Mario Balotelli, strafottente a tutto campo fino a quando capisce che è giunta l’ora di darsi una leggera mossa. Grazie a un centrocampo che, senza il faro Montolivo, ha fatto di necessità virtù: bene Flamini, ma anche Nocerino, particolarmente scuro in volto in mix zone. “Sono tranquillo“, ribadisce mentre tiene per la mano il figlio, ma si sa che il suo futuro è molto più lontano che vicino a Milanello.
È poi c’è Max: difficile valutare la sua attuale posizione e il suo stato d’animo nella settimana dei malumori presidenziali raffreddati dalle parole di Barbara Berlusconi e del Corriere della Sera che ha scoppiato alla vigilia del Torino un bubbone di quelli pesanti e imprevedibili. Una novità per i tifosi rossoneri, una situazione che invece ha fatto riemergere nel tecnico toscano quelle brutte sensazioni targate 2010: nel febbraio di quell’anno, il presunto pre accordo con la Juventus spiattellato sulle prime pagine dei giornali portò il presidente del Cagliari Cellino ad esonerarlo a poche giornate dalla fine del campionato. La protezione di Adriano Galliani, salvo le ultime parole di circostanza, sta venendo sempre meno e la visione del futuro da parte del presidente, nella stessa domenica in cui parla di Imu e del futuro degli italiani dal comodo divano di Arcore, parla sempre più olandese: Seedorf o Van Bommel, interregno in attesa di Prandelli.
Per fortuna, c’è ancora un po’ di spazio per il romanticismo, quello vero: ieri era il 5 maggio, a distanza di undici anni il Milan raccoglie un’altra vittoria fondamentale per la Champions, la Juve rivince uno scudetto e l’Inter si riesibisce in un perfetto “suicidio” in trasferta. Nel 2002, al di là dell’alta classifica, tre 3-0 rendevano la giornata epica in ottica rossonera: il Milan travolgeva il Lecce e si guadagnava l’Europa che conta, il Brescia gemellato si sbarazzava del Bologna e cedeva l'”onore” della Serie B al fatal Verona, battuto con lo stesso risultato dal Piacenza. Ma tante sono le analogie, dopo oltre due lustri: ieri il giovane Milan ha messo un’ipoteca importante sullo stesso traguardo del 2002 e, come allora, il progetto è solo ad un punto di partenza. Servono almeno due innesti di qualità, uno in difesa e uno a centrocampo: in quell’estate furono Nesta e Seedorf e la stagione terminò come sappiamo. Questa volta ci accontenteremmo pure di uno solo come loro. Anche perché l’altro potremmo trovarcelo in panchina.
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