Undici anni dopo, un 5 maggio con tante analogie: ecco quali. Grazie, Abbiati! Galliani-Allegri, alleanza bluff in salsa olandese

Il direttore di SM, Christian Pradelli, con il presidente Berlusconi
Il direttore di SM, Christian Pradelli, con il presidente Berlusconi

La tensione si taglia col coltello, prima della partita ma anche dopo la vittoria. In mix zone mi dicono: “Sorridi, abbiamo vinto“. Ma non è così semplice. Arrivano altri tre punti tribolati, stentati, oltre ogni possibile merito rossonero: era successo col Catania, che sul vantaggio si era praticamente addormentato subendo tre gol, è successo con un Toro generoso, di cuore, che poteva tranquillamente uscire da San Siro con l’intera posta in tasca. E allora grazie a Christian Abbiati, che le sue ultime cartucce sa spararle bene e all’occorrenza giusta, grazie anche a Mario Balotelli, strafottente a tutto campo fino a quando capisce che è giunta l’ora di darsi una leggera mossa. Grazie a un centrocampo che, senza il faro Montolivo, ha fatto di necessità virtù: bene Flamini, ma anche Nocerino, particolarmente scuro in volto in mix zone. “Sono tranquillo“, ribadisce mentre tiene per la mano il figlio, ma si sa che il suo futuro è molto più lontano che vicino a Milanello.

È poi c’è Max: difficile valutare la sua attuale posizione e il suo stato d’animo nella settimana dei malumori presidenziali raffreddati dalle parole di Barbara Berlusconi e del Corriere della Sera che ha scoppiato alla vigilia del Torino un bubbone di quelli pesanti e imprevedibili. Una novità per i tifosi rossoneri, una situazione che invece ha fatto riemergere nel tecnico toscano quelle brutte sensazioni targate 2010: nel febbraio di quell’anno, il presunto pre accordo con la Juventus spiattellato sulle prime pagine dei giornali portò il presidente del Cagliari Cellino ad esonerarlo a poche giornate dalla fine del campionato. La protezione di Adriano Galliani, salvo le ultime parole di circostanza, sta venendo sempre meno e la visione del futuro da parte del presidente, nella stessa domenica in cui parla di Imu e del futuro degli italiani dal comodo divano di Arcore, parla sempre più olandese: Seedorf o Van Bommel, interregno in attesa di Prandelli.

Per fortuna, c’è ancora un po’ di spazio per il romanticismo, quello vero: ieri era il 5 maggio, a distanza di undici anni il Milan raccoglie un’altra vittoria fondamentale per la Champions, la Juve rivince uno scudetto e l’Inter si riesibisce in un perfetto “suicidio” in trasferta. Nel 2002, al di là dell’alta classifica, tre 3-0 rendevano la giornata epica in ottica rossonera: il Milan travolgeva il Lecce e si guadagnava l’Europa che conta, il Brescia gemellato si sbarazzava del Bologna e cedeva l'”onore” della Serie B al fatal Verona, battuto con lo stesso risultato dal Piacenza. Ma tante sono le analogie, dopo oltre due lustri: ieri il giovane Milan ha messo un’ipoteca importante sullo stesso traguardo del 2002 e, come allora, il progetto è solo ad un punto di partenza. Servono almeno due innesti di qualità, uno in difesa e uno a centrocampo: in quell’estate furono Nesta e Seedorf e la stagione terminò come sappiamo. Questa volta ci accontenteremmo pure di uno solo come loro. Anche perché l’altro potremmo trovarcelo in panchina.

Twitter: @Chrisbad87

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