“Deve solo pensare a giocare”. La dicono tutti questa frase a Mario Balotelli, sarà perché sul campo spesso sembra una mina destinata, prima o poi, ad esplodere. E poi, si sa, ci sono le esplosioni positive, quelle fatte di gioia e tanto di maglia tolta per esultare come contro il Torino, alle quali si aggiungono però altre, meno positive e più da bad boy, con richiami e arrabbiature (momentanee) verso i compagni di squadra. Ne sa qualcosa Flamini che domenica sera a San Siro è stato vistosamente ripreso per un passaggio, a suo dire, errato. Poi ci sono quei cartellini gialli, sempre troppi, sempre presenti. Contro i giallorossi l’ammonizione scattata è sembrata forse un po’ severa, ma da lì, sfortuna ha voluto che arrivasse l’espulsione di Muntari.
Impossibile dimenticare il contesto in cui un Mario meno super si è dovuto cimentare: buu razzisti e pressione sulle spalle, ancora più del solito. Ma il numero 45 deve pensare a giocare: cercando il dialogo con El Shaarawy, provando la bomba a scavalcare la barriera su punizione e aiutando i compagni nei momenti di sofferenza. E invece gli scambi con il Faraone arrivavano sempre tardi, le punizioni poche volte hanno quantomeno sportcato i guantoni a Lobont e in fase di contenimento l’apporto non è stato granché.
Insufficiente Balo, insufficiente il Milan. C’è da registrare anche questo dopo il match ball Champions fallito. A Siena, ancora una volta, come sempre dovrà fare in quella che ha tutti i presupposti per essere una carriera brillante, Balotelli dovrà solo pensare a fare il suo gioco. Con le orecchie, per quanto possibile, tappate e una serenità da trovare in maniera totale al più presto.