Senza Montolivo, unico creatore di gioco, e con un centrocampista muscolare in più la differenza si è sentita. Come in una canzone tolto il ritornello, quella parte che con poche parole unisce tutte le altre strofe e regala musicalità. La base e la sostanza c’erano, difficilmente però il trio Flamini-Muntari-Nocerino potrà essere riproposto. Singolarmente, tutti e tre quasi sufficienti, ad essere bocciati nettamente però sono meccanismi e qualità, elementi che hanno latitato per 90 minuti.
Il ruolo più delicato lo aveva Sulley Muntari che da tempo non giocava davanti alla difesa. Si è visto, perché nonostante la buona volontà spesso si è fatto trovare fuori posizione, non riuscendo così a mantenere l’equilibrio sia quando c’era da spingere, ma anche e soprattutto in fase di copertura. Dei contropiedi del Torino, tanti sono dovuti proprio al suo posizionamento errato. O troppo avanti, o troppo indietro. Al tiro però, da qualsiasi angolatura del campo. Meglio Flamini e Nocerino, con l’italiano bravo a trovare la testa di Mexes sul gol di Balotelli. Calci d’angolo e punizioni però, materie predilette del Monto, restano da archiviare e concedere ai piedi di altri.
A questo poi aggiungiamo un Boateng molto poco inspirato e con l’analisi della prestazione di quattro uomini, capiamo come e perché la qualità della manovra abbia perso consistenza. Un problema non indifferente, da risolvere in tre gare, decisive. Salvo miracoli, Montolivo non ci sarà, i muscoli per tamponare l’emergenza sì…sperando che bastino per sentire la musichetta della Champions.