Mercoledì, a Pescara, era arrivato il suo primo gol in Campionato in una stagione complicata di cui ha dovuto saltare una buona metà per il brutto infortunio procuratosi in estate. Sulley Muntari ha deciso che questa mezza stagione doveva finire ieri sera nella sfida casalinga contro la Roma, facendosi espellere per un gesto davvero ingenuo (se vogliamo usare un eufemismo). Il problema è che, purtroppo, questo gesto singolo ha compromesso l’andamento di una partita che il Milan ha dovuto giocare per 50′ in inferiorità numerica.
Giusto è premettere che i rossoneri comunque stavano trascorrendo una domenica sera di assoluto squallore fino a quel momento, ma è anche giusto ricordare che, molto spesso in questa stagione, i secondi tempi sono stati di gran lunga migliori dei primi e, anche giocando così e così, la squadra era poi riuscita in qualche modo a trovare il colpo di coda e a mettere in cascina i tre punti. Ma, ieri sera, come era successo contro il Napoli dopo l’espulsione di Flamini, non si è potuto assistere al classico assalto finale proprio perché si era in inferiorità numerica e in dieci, inevitabilmente, si è meno lucidi e più confusionari che in undici.
Per tutte queste ragioni, quindi, e per l’importanza che aveva il match contro la Roma, il gesto del ghanese può essere catalogato sotto la voce: incomprensibile. Incomprensibile a maggior ragione se si pensa che è stata una sciocchezza fatta su un’ammonizione (quella di Balotelli) sacrosanta e su un cartellino che comunque non era di colore rosso. Tonalità di colore che invece è stata sventolata da Rocchi, giustamente, in faccia a Muntari che poi, visto il suo rammarico, ha subito capito di averla fatta grossa. Non ce la sentiamo di crocifiggere un giocatore che da quando è rientrato ha offerto un rendimento almeno sufficiente ma a volte bisogna essere più lucidi ed evitare inutili, e non nuovi, raptus improvvisi.