Esiste qualcosa di meno scientifico del calcio? Probabilmente la risposta è no. E’ uno sport capace di farti vagare nel tempo a suon di ricordi, immagini e fotogrammi di momenti che saranno per sempre incisi nella sua storia. Come la foto di Sacchi e Baresi con in mano la Coppa Intercontinentale vinta nell”89: un brivido corre lungo la schiena di ogni tifoso rossonero quando appare. E anche una squadra come il Borussia Dortmund, dopo ieri sera, può essere entrata definitivamente nella storia: Real Madrid agguantato nella morsa dei tedeschi e decima finale sfumata. Ma a fine partita ecco la vittoria più bella.
Tutta l’Europa è ai piedi del calcio tedesco. Con gli stadi nuovi, con una mentalità nuova, con una filosofia di gioco nuova. Non del tutto però. Ed è proprio dalle parole di Jurgen Klopp, allenatore dei folletti gialloneri capaci di mettere al tappeto i grandi blancos, che esce tutta la verità sullo stile di gioco di questa squadra: “Sapevamo che se Arrigo Sacchi può fare quello che ha fatto con Maldini, Baresi, Albertini e tutti gli altri, allora noi possiamo fare lo stesso, magari non così bene, ma la disciplina tattica, se lo può fare lui possiamo farlo anche noi. Quindi la mia squadra è al 100% la squadra di Arrigo Sacchi”. Una dichiarazione emozionante e toccante quella di Klopp, che davanti alle telecamere di Mediaset Premium ha voluto rendere omaggio al grande tecnico italiano anche con un applauso. Signore sul e fuori dal campo.
Occhi lucidi, sorriso a trentadue denti e cuore che gli batte a mille: la serata di ieri per Borussia e il suo allenatore è stata ad alta intensità nervosa. C’erano da difendere i quattro gol di Lewandowski dell’andata, che per movenze e fiuto del gol ha ricordato (con i dovuti paragoni) un certo Marco van Basten. Alle sue spalle, il trio meraviglia messo tutto in piedi da Klopp, formato da Reus-Gotze-Błaszczykowski (24 anni di media, ndr), ricalca in toto il triangolo Rijkaard-Evani-Gullit dell’era sacchiana. A far legna, nel Borussia di Klopp come nel Milan di Sacchi, due mastini: Gundogan e Bender da una parte, Ancelotti e Colombo dall’altra. Difesa a quattro: Tassotti-Piszczek, Subotic-Hummels come Baresi-Costacurta e Maldini-Schmelzer sulla sinistra. Andarci piano e d’obbligo, ma le premesse ci sono tutte.
Sicuramente sarà prematuro, sicuramente potrà sembrare blasfemo, sicuramente a qualche tifoso rossonero potrà far strorcere il naso: ma quando la storia bussa per la seconda volta alla porta, non aprire potrebbe farci risultare scortesi. Barcellona o Bayern Monaco per questo Borussia non farà differenza: la “benedizione” di Sacchi c’è stata, adesso tocca alla storia. E difficilmente si sbaglia.
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