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Grazie Max, grande uomo e grande allenatore. Massimiliano Allegri non sarà ricordato come il protagonista di un grande ciclo alla stregua di Sacchi, Capello e Ancelotti. Ma non sarà nemmeno ricordato come l’uomo di uno scudetto per caso alla Zaccheroni o peggio ancora come un ingrato “non allenatore”. Max sarà l’uomo-chiave di una svolta epocale non solo del Milan, ma di tutto il calcio italiano. Senza proclami, urla e strepiti Allegri ha dimostrato di saper vincere quando aveva i giocatori forti e di saper “costruire” quando, come quest’anno, ha avuto una squadra sventrata, spaesata, mal assortita e senza esperienza. Ha cambiato tanti moduli e non ha mai guardato in faccia a nessuno. Giocava chi meritava. E cosí ha permesso al Milan un profondo ricambio generazionale senza precedenti. Ha saputo lanciare tantissimi giovani, mai nessuno come lui. Ha guidato il primo Milan dell’era Berlusconi con il bilancio in pareggio. E nonostante tutto questo sta per riportarci in Champions League. Grazie Max. Non é un caso che la squadra si stia stringendo attorno a lui. E con essa anche i tifosi che storicamente hanno piú memoria e non si fermano al risultato dell’ultima partita, quelli della Sud.
Parlo di Allegri come dell’ex allenatore del Milan perché questo é quanto ha deciso il presidente. Contro il parere di quasi tutti in societá. Forse anche contro il parere di Galliani. Ma il presidente é lui ed é giusto che decida lui. In questi anni lo ha sempre fatto prendendosi le responsabilitá. E quasi mai ha sbagliato. Dobbiamo fidarci, come abbiamo sempre fatto. In questi 27 anni. Non mi dimentico i 60mila di S. Siro del 16 maggio 2010, quelli che si schierarono dalla parte di Leonardo e contro Berlusconi. Chi aveva ragione? Quindi pazienza, rispetto e fiducia. Questo bisogna avere nei confronti del presidente. Anche se molti di noi darebbero ancora fiducia ad Allegri, meritata.
Probabilmente gliel’avrebbe concessa anche Berlusconi, che pure voleva esonerarlo dopo Milan-Fiorentina, se il Mister non avesse chiesto un rinnovo di contratto, forte delle offerte triennali giunte da Roma e Napoli. Berlusconi suo malgrado, su richiesta di Galliani, gli aveva dato fiducia e sostegno sei mesi fa e Allegri lo ha ripagato. Avrebbe fatto lo stesso fino al 30 giugno 2014, ma i problemi contrattuali hanno indotto le parti a salutarsi consenualmente ed amichevolmente. Tra quattro partite Allegri e il Milan si saluteranno con un lungo e sentito abbraccio. Tra il mister e il presidente non ci sará veleno, non ci saranno “Narcisi”, non ci saranno tradimenti. Anche se la mela nerazzurra é giá stata offerta al nostro allenatore. Come era stata offerta ai tempi del divorzio ai vari Maldini, Ancelotti e altri. Solo uno l’ha accettata. Non lo fará Max. Ancora grazie.
Il problema allora diventa: chi al suo posto. Anche qui il presidente sembra aver già deciso. E anche qui bisogna fidarsi perché negli anni Berlusconi ne ha inventati tanti di allenstori. Ma qui mi sento di eccepire. Tanti cuori rossoneri meriterebbero quella panchina. La meriterebbe l’esperto Donadoni, persona perbene e ottimo tecnico. La meriterebbe Rino Gattuso, anima della squadra e dello spogliatoio fino a pochi mesi fa. La meriterebbe Pippo Inzaghi, che giá si é messo in luce sulla panchina degli Allievi. Io personalmente la darei al Comandante Van Bommel, giá allenatore in campo e adorato a Milanello. Tutti questi lavorerebbero gomito a gomito con Galliani, il nostro vero top player, in grado di consigliare, indirizzare e proteggere i tecnici come nessun altro.
Insomma vanno bene tutti. Tutti tranne quello che sembra il prescelto. Clarence Seedorf. Calciatore eccelso e personaggio straordinario. Ma inadatto al ruolo di allenatore. Lui si riteneva e si ritiene superiore a tutto e a tutti. A Milanello tutti lo ammiravano ma nessuno lo amava. Lui pensava a se stesso e poi alla squadra. E poi vuol fare tutto di testa sua. Anche quello che non sa fare. Per l’appunto il mestiere di allenatore. Tutti quelli che ho citato prima erano allenatori in campo, Seedorf in campo non si sentiva allenatore, ma si sentiva il presidente. Pensaci Silvio.