Raggiungere obiettivi importanti nel calcio significa avere i requisiti giusti, e non parliamo solo di doti di tecniche, fisiche o di quella dose di fortuna che non guasta mai. La vittoria passa sempre e necessariamente per la capacità di essere una vera squadra, di fare gruppo nei momenti difficili e di sopperire alle mancanze dei propri compagni, senza farlo pesare perché il compito di uno è anche il compito di tutti gli altri.
Immaginiamo una linea, netta e lunghissima, spezzata di tanto in tanto da estremità che sporgono ma finiscono per combaciare comunque con il continuo della retta. Una squadra potenzialmente vincente dev’essere così, consapevole di dover raccogliere e portare avanti il lavoro di ciascun compagno. Questo significa che gli attaccanti devono difendere quando le offensive avversarie incalzano, che i difensori devono affacciarsi davanti per dare una mano sulle palle inattive, che i centrocampisti devono segnare quando gli attaccanti non trovano il gol.
L’ultimo caso citato, in questa stagione e in particolare nelle ultime gare, ha caratterizzato i giocatori del Milan. Con Catania e Pescara i centrocampisti rossoneri sono stati protagonisti: Flamini con due gol (4 in totale in stagione) e Muntari con la sua prima rete in questo campionato, inficiato da un lunghissimo infortunio. A queste vanno aggiunte (per la stagione in corso) le 3 reti di Boateng, le 2 di Nocerino (che per il suo scarso impiego è un buon risultato), la rete di De Jong, e soprattutto le 4 di Montolivo. Sono mancati, invece, i gol del capitano Massimo Ambrosini.
Il centrocampo rossonero è stato bistrattato di continuo, e talvolta anche a ragione. Servono rinforzi se si vuole puntare più in alto. Ma, considerando che la stagione inizialmente sembrava maledetta, e invece è stata capovolta con una grande rimonta, l’apporto dei centrocampisti si è rivelato utile e importante. Al Milan ci sono piedi buoni anche in mezzo al campo e forse andrebbero valorizzati più di quanto non venga già fatto.