Partiamo da un punto che mi preme chiarire: Bartosz Salamon non andrà via, non sarà inserito in nessuna eventuale contropartita col Torino per arrivare ad Ogbonna e con tutta probabilità non finirà nemmeno in prestito secco. La scelta di Massimiliano Allegri di non schierarlo nemmeno per un minuto in gare ufficiali dal suo arrivo rientra nella più chiara e trasparente filosofia del tecnico toscano: preservare i giovani, non esporli ad un’eccezionale responsabilità se non strettamente necessario. Così si spiega il dosaggio sempre ben ragionato di Mattia De Sciglio, la scelta di far rifiatare ultimamente Stephan El Shaarawy o di non bruciare, nemmeno sul 4-0 a Pescara, quel Bryan Cristante da molti invocato dopo l’infortunio di Riccardo Montolivo. Come se il leader tecnico della mediana possa essere rimpiazzato da un novizio, di talento ma pur sempre novizio, come se nulla fosse.
Di ieri sera, prima di tutto, resta l’immagine di un Sulley Muntari a pezzi dopo l’espulsione, raggiunto negli spogliatoi da Marco Amelia: fomentato o meno, questo non è chiaro, da presunti cori razzisti, l’avevamo lasciato qualche giornata fa alla gag ben riuscita dell’ammonizione a Balotelli sfilando il cartellino di mano all’arbitro e lo ritroviamo espulso per il motivo esattamente opposto. Indipendentemente dal campanilismo, non esiste che un giocatore “placchi” l’arbitro al momento dell’estrazione di un cartellino: il direttore di gara, in quanto tale, esige rispetto da parte di tutti e poco ci si può lamentare se il colore sventolato, da giallo, si sia trasformato molto rapidamente in rosso. Encomiabile il tentativo di “difesa” di Balo da parte di Sulley, da condannare senza attenuanti il metodo utilizzato. Per non parlare dell’atteggiamento del pubblico ospite che ha costretto Rocchi, ad inizio ripresa, a una sospensione di pochi minuti: meglio non darne ulteriore risalto, a qualcuno ha ricordato scene vecchie di nove anni esatti. A volte ritornano.
Venendo al match vero e proprio, è San Siro a decretare il top & flop della stagione dei suoi beniamini. È facile intuirlo al momento delle ultime sostituzioni di stagione in casa: applausi sempre e comunque per El Shaarawy, fischi per Boateng che gettano più di un’ombra sul suo futuro. Non è bastata la lieve ripresa di quest’ultima parte di campionato: a luglio, l’investitura a nuovo numero 10, a erede del carismatico Clarence Seedorf, era decisamente di quelle pesanti. Di fatto, ricorderemo la sua annata per il gran gol contro il Barcellona nel clamoroso 2-0 di Champions e per altri due motivi extracalcistici: la strenua e coraggiosa battaglia contro il razzismo e… Beh, l’altro immaginatelo voi. La contesa con la Fiorentina si risolverà all’ultima giornata, dunque. E occhio che l’altra toscana, quel Siena retrocesso ma battagliero visto a Napoli, fa presagire che tutto potrà essere tranne che una passeggiata.
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