Quei 6 anni di cantera, dal 1997 al 2003, conclusi con la cessione all’Arsenal, non sono mai stati digeriti dal Barça. Barcellona, la città che distanziava 40 km dal suo luogo di nascita (Arenys de Mar), la sua casa calcistica, la sua squadra del cuore. E non è un caso che la prima volta dal vivo al Camp Nou la visse a soli 9 mesi insieme al nonno. Ma i colori blaugrana cominciano a sfuocare troppo presto, a 16 anni infatti era già dei Gunners. Qui cominciò la storia d Fabregas giocatore: 8 anni, 303 presenze e 57 gol, la maggior parte impreziosite dalla fascia di capitano. Un leader, un campione, una fuoriclasse sbocciato altrove, in Inghilterra, grazie a fiducia e pazienza. Al contrario di quello che successe in Spagna: l’inizio della fine.
Il Barcellona non lo hai mai dimenticato, anzi, nel corso delle stagioni lo ha osservato sempre più con insistenza, provandolo a riacquistare in più di un’occasione, ma trovando sempre la ferma opposizione di Arsène Wenger. Nell’estate del 2011 ci vollero 40 milioni per strapparlo all’Arsenal. Una gioia, un rientro alla base che in casa Barça, compagni compresi, hanno commentato quasi come una vittoria di un trofeo. Troppo presto. A livello di trofei il Fabregas-bis di Barcellona ha contribuito alla vittoria di una Coppa e una Supercoppa di Spagna, una Supercoppa UEFA e un Mondiale per Club. In attesa della Liga di quest’anno. Ma il Barça aveva imparato a trionfare prima del suo arrivo e il successo non era l’unica cosa che contava.
Su Fabregas è stato fatto un errore e poi un investimento: c’erano delle pretese. Aspettative che a livello di prestazioni non hanno reso come ci si aspettava. E gran parte del demerito è da far risalire alla difficile posizione in campo: un grande centrocampista costretto ad agire in attacco. Fabregas si è inserito bene in un gruppo solido, ma meno a livello di amalgama e formazione in campo. Disamina evidenziata oggi che, come non mai in tempi recenti, ha messo alla luce una crisi del calcio del Barcellona. Chiedere e vedere per credere al Bayern Monaco. Adesso si parla di separazione, di cessione. Di Milan. Ancora.
Sì perché i rossoneri lo hanno “accarezzato” due estati fa e sognato per tanto tempo, salvo poi rassegnarsi ai soli del Barcellona. Adesso però le possibilità sarebbero nettamente superiori: primo perché verrebbe definitivamente esclusa la compagine del cuore di Fabregas, quella più influente e potente, secondo perché lo stesso giocatore verrebbe a costare meno, di cartellino e anche di ingaggio, rispetto al passato. Terzo: Fabregas non ha mai nascosto il piacere dell’interesse del Milan e l’intenzione di fare un’esperienza in Italia. Piccole grandi mosse che a livello superficiale sono significative, ma lontanissime per parlare di qualcosa di concreto. C’è il Barcellona che deve lasciare spazio ad una partenza, le altre big d’Europa da “combattere” e Fabregas da accontentare. Sognare per la seconda volta si può.