Domani saranno passati dieci anni esatti dalla finale di Manchester, la finale delle finali: non per il risultato, è chiaro, ma per la concentrazione unica di derby italiani che ci hanno visti trionfatori senza se e senza ma. Ebbene, sono passati dieci anni ma è come se ne fossero passati venti, se non trenta: la densità di campioni in erba non solo nel Milan, ma nell’intero universo calcistico, è drasticamente in calo e anche quest’estate, come nelle ultime peraltro, non ci resterà che fare di necessità virtù. Partiamo da una discreta base, occorre dirlo: una spina dorsale che ha per nome Mexes, Montolivo, Balotelli non ha nulla da invidiare negli italici confini, ma non può certo pensare di mettersi al passo di chi, non più tardi di due giorni fa, si è giocato una finale di Champions da mille e una notte.
Loro sì che non hanno problemi in panchina: via lo stravincente Heynckes, arriva l’altrettanto medagliato Guardiola, oltretutto fermo da un anno e quindi con la giusta grinta per dare un grande seguito alla macchina infernale. Qui, piuttosto, siamo tutti in balìa di cene o happening in quel di Arcore, cittadina brianzola ridente e silenziosa, se non fosse per quella Villa San Martino teatro da oltre trent’anni di scenari imprevedibili per le sorti delle aziende berlusconiane. Una di queste, nella fattispecie, conoscerà un po’ di più del proprio futuro giovedì (doveva essere oggi, ma la Russia chiama e il Cavaliere risponde), in bilico tra una guida tecnica che tale, pur tra alti e bassi, si è dimostrata negli ultimi tre anni e una guida carismatica che tutto avrebbe da dimostrare a livello tecnico. Perché non è detto che un grande leader in campo riesca poi sempre a replicarsi in panchina.
Sul fondo, ecco la buona notizia di cinque gemme rossonere pronte per la Confederations Cup di metà giugno, ecco la grande serata di Riccardo Saponara, che con la doppietta di ieri sta trascinando il suo Empoli a un inaspettato approdo in Serie A, ecco la suggestione chiamata a sostituire temporaneamente l’infortunato Pazzini: il ritorno di Alexandre Pato. Altamente improbabile, è inutile e controproducente vendere fumo, ma si sa che in quell’accordo di pochi mesi fa con il Corinthians Adriano Galliani (e Barbara Berlusconi) avevano messo un importante quantitativo di puntini sulle “i”. Già, dimenticavo: Adriano Galliani. Duole vedere il miglior dirigente italiano costretto, dopo 33 anni di “militanza”, a rilasciare un comunicato in cui assicura che nessuna nube possa squarciare il cielo blu cobalto che lo unisce a Silvio Berlusconi. Un segno di inaspettata debolezza che potrebbe nuocere al Milan più del previsto.
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This post was last modified on 27 Maggio 2013 - 09:35