Dieci anni fa, il pareggio più bello in un Derby

JUVE-MILAN MANCHESTERSan Siro, 13 maggio 2003. Due minuti di recupero. 120 secondi che separano il Milan dalla finale di Champions League all’Old Trafford. Ci si stringe per mano, si alzano gli occhi al cielo e si soffre, per ogni attimo che passa, dove tutto può ancora succedere e rovinare il sogno di volare a Manchester.

Il risultato è fermo sull’1-1. Andry Shevchenko ha regalato un goal ai suoi tifosi, proprio sotto la curva, a fine primo tempo. il giocatore ucraino è sceso rapido sulla fascia, si è accentrato in area e resistendo all’intervento tutt’altro che regolare di Cordoba, ha messo la palla in rete alle spalle di Toldo. Nel secondo tempo c’è stato l’assedio dei nerazzurri, ma ogni volta un grande, immenso Abbiati, ha negato prima ad Emre e poi a Conceicao, il goal. All’ingresso di Martins, scheggia impazzita della formazione interista, la curva rossonera alza i livelli di allerta. Il pensiero comune di chi si trovava lì è stato “questo segna”. E al minuto 38′ del secondo tempo ecco che la profezia si avvera. Maldini viene colto di sorpresa dal giovane nigeriano, che batte Abbiati in uscita. Parità con una rete per parte. Mancano ancora 7 minuti più il recupero e l’Inter continua ad attaccare. Dopo lo 0-0 nella semifinale di andata, giocata in casa dai rossoneri, al Milan basta il pari per andare in finale. L’Inter invece deve vincere a tutti i costi o è fuori. Si è tutti stretti, coi volti tirati e col cuore che sembra non reggere la pressione. Chi si alza in punta di piedi per vedere quello che accade dall’altra parte del campo e chi invece non ha il coraggio e si nasconde dietro le spalle di chi gli sta accanto. Poco importa se non lo si conosce nemmeno.

Gli ultimi 90 minuti hanno creato dei legami unici. Si è tutti uniti, tutti insieme, la famiglia rossonera che lotta per la vittoria. Ancora un brivido di terrore scuote S. Siro quando Kallon riesce a superare Kaladze e da distanza ravvicinata tira verso la porta. Ma Abbiati c’è. E para. Ora mancano solo quei 120 secondi. Il triplice fischio dell’arbitro è un’esplosione. Un abbraccio unico lega tutti i rossoneri. Si salta, si urla, ci si abbraccia e si piange anche. Siamo in finale! Manchester stiamo arrivando! E sotto il tuo cielo alzeremo la nostra coppa più sofferta. Oggi sono passati dieci anni da quella mitica notte. E a pensarci ancora adesso, tornano i brividi.

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