Nel Milan metamorfico di questa stagione c’è stato spazio per tanti esperimenti, alcuni andati a buon fine, altri meno, altri ancora in via di assestamento. Qualcosa però è mancato, ancora, non riuscendo ad affermarsi con la potenza e l’efficacia di un tempo, un tempo purtroppo passato e non ancora ritrovato. Parliamo dei cross, “questi sconosciuti”, rimasti chiusi nei cassetti dei ricordi dei tifosi rossoneri, e mai più rinnovati dall’ultima volta che sono stati onorati come il dio del calcio comanda.
E’ dall’epoca di Serginho e Cafù che i cross non rappresentano più un punto di forza della formazione rossonera. Dopo i due brasiliani solo Beckham ha dato una parvenza di credibilità e incisività ai “traversoni”. Da qualche anno, invece, hanno subito un processo di declassamento direttamente proporzionale al peso e all’importanza che avevano prima.
Allegri ha avuto l’enorme merito di scoprire e lanciare Abate prima e De Sciglio poi, entrambi azzurri, entrambi oro colato per il Milan giovane che la società sta cercando di scolpire. Inoltre, il tecnico toscano ha reinventato il ruolo di Constant, diventato padrone della fascia sinistra con buon merito. Eppure, seppur di sostanza, le prestazioni dei giocatori citati non hanno garantito quasi mai un’adeguata fase offensiva, condita da cross tali da diventare assist.
Qual è il motivo? Perché, tra tutti i passi in avanti della squadra rossonera, il problema dei cross è rimasto in cantiere senza subire evidenti miglioramenti? Forse, il periodo di caos ha creato altre priorità, come il raggiungimento di una solidità difensiva, che ha messo in secondo piano gli inserimenti davanti. Oppure il problema è da ricercare altrove, probabilmente a monte, ossia nelle pedine che Allegri si trova tra le mani?
Visto che, come abbiamo detto, è una mancanza che ha attraversato più di una stagione rossonera, non va trascurato il secondo aspetto citato. Gli uomini a disposizione sono quelli giusti? Se la risposta è sì, sono utilizzati nel modo giusto?