Sono passati due mesi e mezzo dalle dichiarazioni rossonere più recenti, ufficiali e davanti ad una telecamera, di Silvio Berlusconi. Due mesi e mezzo. Era la vigilia del derby di ritorno, poi finito 1 a 1, quando a sorpresa il Presidente del Milan si presentò in conferenza stampa insieme a Galliani ed Allegri. Un periodo di tempo colpevolmente ed esageratamente lungo, o forse breve se si pensa a quello che Berlusconi ha detto e raccontato da lì in avanti a fari spenti. Troppo breve. Dopo quei due punti persi contro i nerazzurri (“In trasferta va bene così. Pazienza se eravamo in vantaggio, il calcio è il calcio, nel primo tempo comunque ho visto grandi cose”, queste le sue parole a fine incontro), il silenzio più assordante possibile. Dette quando il Milan era terzo ma con una partita in più rispetto alla Lazio, rilasciate prima che i rossoneri, insieme ad Allegri, proseguirono a rimontare e vincere. Ma anche perdere malissimo contro il Barcellona.
“Non siamo una società povera, se ci chiedessero Allegri saremmo pronti a trattenere Max anche con nuovo denaro… Tra noi c’è sempre stato un rapporto cordiale e diretto”. Altre dichiarazioni, altre bugie del Presidente in quel pomeriggio di Milanello: era il 23 febbraio scorso. Brividi di rabbia e nervosismo, è questo lo stato d’animo con il quale affronto l’addio di Allegri. Perché non c’è stato rispetto. Perché l’anno prossimo l’allenatore del Milan cambierà. Molti pensano in meglio, io non ho questa sicurezza. Non serve ribadire il buon lavoro di Max, fatto di successi e di insegnamenti, per cominciare a rimpiangerlo, basta osservare e registrare lo tsunami che ha dovuto digerire spesso e volentieri da chi non l’ha mai conosciuto ed apprezzato fino in fondo. Sempre lui: Silvio Berlusconi. Che però meriti ne ha, come le visite a Milanello nel momento più complicato della stagione, come gli elogi spesi per El Shaarawy. Come l’aver detto sì all’acquisto di Allegri. Ma durarono poco, ben presto arrivò la “mela marcia”.
Non sono un pro-Allegri a prescindere e per definizione, sono semplicemente per le buone maniere e per le persone che non devono per forza urlare per farsi sentire. Di allenatori migliori di Allegri ce ne sono tanti. Ma con questo non si possono cancellare tre anni di lavoro, soprattutto questo: quello che, vittoria col Torino (e non solo) permettendo, regalerà una Champions League di straordinaria importanza, raggiunta grazie ad una sorprendente ed insperata rincorsa. Ma per Berlusconi è meglio cambiare, magari con un Seedorf, ma non il calciatore: scindiamo le cose, arriverebbe senza nessuna esperienza a guidare un Milan che l’anno prossimo punta a vincere qualcosa. Almeno un trofeo. Come quello che vincerà domenica la Juventus di Pirlo. Pirlo sì, un campione che ha scritto la storia rossonera ma che nel suo libro “Penso quindi gioco” ha espressamente scritto così: “Al Real Madrid ci sarei andato di corsa: ha più fascino del Milan, più appeal, più futuro. Più tutto. E io fui invece costretto a recitare uno scialbo copione studiato da uffici stampa privi di giudizi e talento: ‘sto bene al Milan’. Ma vaffanculo”. In più, sempre nel libro, ha ammesso di aver firmato anche col Chelsea, salvo doverci rinunciare per lo stesso motivo del Real: ovvero grazie al Milan. Vietato dimenticare queste affermazioni. Specie per chi è convinto che siano stati Galliani ed Allegri a cedere Pirlo…
Ma pensiamo al campionato, al Torino, a vincere col sorriso. A 4 giornate dal termine sono due le sfide delicate da dover portare a casa: Torino, appunto, e Roma in casa. Con Pescara e Siena non voglio credere in scivoloni clamorosi. 180 minuti e 6 punti, da vivere al massimo ma senza Montolivo: un’assenza che può essere decisiva in negativo. Arrivati a maggio, però, la differenza la fanno soprattutto le motivazioni e per il Milan ce ne sono da vendere.
This post was last modified on 6 Maggio 2013 - 02:10