E’ più facile che uno come Mario Balotelli stia antipatico. Fa il duro, sorride poco, in campo non tira mai indietro la gamba. A questo aggiungiamoci pure che è consapevole di essere forte e ovunque va qualcosa lo vince sempre. Guadagna vagonate di soldi, può avere tutte le donne del mondo e in realtà non lavora, gioca. Gioca talmente bene che gli avversari sia sul campo che sugli spalti lo temono. E lo invidiano, eccome se lo invidiano, i primi a farlo sono coloro che hanno stupidamente deciso di colpirlo proprio lì, sul vivo, dove è più vulnerabile: buuu. E tutto crolla.
Perché Mario Barwuah Balotelli è e si sente, giustamente, un vero e proprio italiano. Non aspettava altro che ottenere la cittadinanza italiana al compimento dei 18 anni d’età. Nessun dubbio, tentennamento o simili: “Sono italiano, mi sento italiano, giocherò sempre con la Nazionale italiana”. L’azzurro non è una scelta comoda o di ripiego, ma semplicemente quello che si sente dentro. Devo ammettere che durante le prime interviste di Mario versione nerazzurra mi faceva strano sentirlo parlare con quell’accento bresciano. Dopo qualche tempo però l’effetto “stranezza” passa e ti rendi conto di come quel ragazzotto dal fare un po’ burbero sia importante, non solo per il calcio, ma per la stessa Italia.
E’ un uomo immagine Mario Balotelli. E non per la cresta o per la maglia che indossa, ma perché è il simbolo dell’integrazione. La nuova Italia che avanza, multietnica ma vera come quella di 10 anni fa, è sua e di Stephan El Shaarawy. Proprio per questo tu Balo, tu che a differenza di molti, puoi farlo: non ti devi arrendere. Lasciare il campo darebbe una scossa, ma a mio modo di vedere, in un certo senso sarebbe la vittoria (se poi di vittoria possiamo parlare) di chi non capisce che sei più azzurro di noi, perché a differenza nostra hai scelto di esserlo. Se poi queste persone non hanno capito le tue lacrime all’Europeo, se ancora credono che sia il colore di pelle a stabilire la nazionalità di una persona, allora l’unica cosa che puoi fare è segnare, gioire ed esultare un po’ anche per loro. Che in realtà farebbero di tutto per essere come te.
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