Difficile commentare una partita viziata in modo così pesante da un arbitraggio. Difficile non ragionare con i se e con i ma e non pensare all’amarezza di questi due punti persi senza un vero perché. Fiorentina-Milan è stata la partita delle recriminazioni, del nervosismo, dell’imbarazzante direzione di Paolo Tagliavento, insicuro e incapace di gestirne il crescente agonismo delle due squadre sin dai primi minuti. Troppo tardi il giallo ad Aquilani (era lui, sempre in ritardo sull’uomo, a non meritare di finire la partita), troppo severo nello spedire sotto la doccia Tomovic, incredibilmente frettoloso nell’assegnare i due rigori che hanno rimesso il match in parità. Finito? Neanche a parlarne. Impossibile non ripensare al penalty non concesso ad Abate, strattonato da Pasqual, o al palese fallo di mano volontario commesso in area da Roncaglia nei minuti di recupero. In entrambi i casi, nonostante l’ottimo piazzamento, il signor Tagliavento ha fatto finta di nulla: mancanza di coraggio di fronte a un pubblico del “Franchi” mai così su di giri? Insicurezza? Voglia di lasciare le cose come stavano? Forse un misto di tutti e tre le componenti.
Sta di fatto che la partita era di quelle pesanti, di quelle che bruciano, di quelle che possono cambiare il corso di una stagione. Milan e Fiorentina sono due ottime squadre, che stanno dando tanto al calcio italiano da un punto di vista del gioco, delle individualità, del collettivo: avrebbero meritato una partita meno nervosa, guidata da un direttore con più personalità, più occhio, più empatia con i ventidue in campo. Avrebbero meritato una partita in cui vincitori e vinti fossero definiti in modo leale, non da decisioni arbitrali così pesanti e, soprattutto, così assurde.
Per quanto riguarda il dato tecnico, il Diavolo ha colpevolmente pensato che, sullo 0-2, la partita fosse conclusa e ha lasciato troppo spazio e troppo campo all’iniziativa viola. Il nostro secondo tempo, infatti, non è stato degno della squadra che siamo diventati nel corso della stagione: poche idee, poco carattere, troppo nervosismo (mai cadere nella ragnatela di polemiche dell’avversario in difficoltà). I ragazzi di Montella, dal canto loro, oggi sono apparsi più lenti e macchinosi nel proporre il loro gioco, forse anche orfani della fantasia e della vena realizzativa di Stevan Jovetic, uscito a fine primo tempo. Sulla sponda rossonera ancora grandissima prova di Riccardo Montolivo, subissato di fischi dal suo ex pubblico dall’inizio alla fine, e ancora una volta encomiabile lavoro in copertura di El Shaarawy. Sarà anche più lontano dalla porta, ma sta dimostrando una maturità, uno spirito di sacrificio e un attaccamento alla causa rossonera degni dei migliori veterani.
E adesso? Adesso c’è in Napoli. Con tanta voglia di riscatto in più e un Marione in meno. Certo che quel teatrino con Roncaglia che gli è costato l’ammonizione poteva proprio evitarlo…