Pranzo e shopping a Milano per Lavezzi. Ma non vuol dire che…

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P. Di Rienzo – Caporedattore SpazioMilan.it

Compaiono e scompaiono. Fanno shopping e pranzano in centro. Concedono qualche foto ai passati e si lasciano scappare due paroline. E poi le suggestioni: cercano casa, si sono visti con Tizio, hanno cenato con Sempronio, si sono rifugiati in un luogo segreto. E così via. Sono i top-player che trascorrono qualche ora di gita Milano. Le loro sortite non lasciano mai indifferenti. Aprendo spazio a suggestioni, sospetti, speranze dei tifosi.

L’ultima “impronta” l’ha lasciato Ezequiel Lavezzi, arrivato nel capoluogo lombardo l’altroieri per un pranzo da Giannino e qualche acquisto nelle boutique del Quadrilatero. Nulla che non potesse trovare a Parigi, si può obiettare. Se poi ci mettiamo una frase che apre la porta al Milan, ecco che i tifosi iniziano (legittimamente) a fantasticare.

Non vi è dubbio che uno come il Pocho potrebbe far comodo ai rossoneri, che allestirebbero per la prossima stagione un trio meraviglioso insieme a Balotelli ed El Shaarawy. Ma vi sono almeno tre interrogativi che emergono di fronte a questa suggestione. Il primo riguarda i soldi. Il Milan è davvero in condizione di investire cifre pesanti per un attaccante come Lavezzi, approdato un anno fa al PSG per 30 milioni di euro e stipendiato 4 milioni a stagione? E da qui la seconda domanda: può il club transalpino pensare di “svendere” o “scontare” dopo appena un anno, magari in accoppiata con Ibrahimovic dato per partente? Terza domanda, forse la più importante per il popolo rossonero: non sarebbe il caso di investire in maniera incisiva sul pacchetto arretrato (dal portiere ad un centrale di peso) prima di pensare all’attacco? Anche perché davanti il Milan non ha certo mostrato segnali di debolezza, avendo segnato, finora, 56 reti, otto in meno della Juve capolista.

Lavezzi è un giocatore fantastico, che ben si adatterebbe alla disposizione tattica di Massimiliano Allegri. Ma andiamoci piano a trasformare mezze frasi e gite in vere e proprie trattative. Un’estate di illusioni e attese non sarebbe proprio l’ideale per l’ambiente milanista.

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