È difficile essere obiettivi nel calcio, ma soprattutto è difficile non scaldarsi in situazioni limite. Non lo è per i tifosi, nemmeno per i giocatori, a volte nemmeno per i dirigenti e per i giornalisti, sebbene la professione lo imponga. L’idea che gli errori arbitrali a favore del Milan nel primo tempo di Firenze possano dipendere da un disegno scritto nella pietra, fatto di intrecci politici e volontà divine, non solo non rende giustizia a chi ha fatto 51 punti nelle ultime 23 partite (che è il fattore paradossalmente più trascurabile), ma soprattutto creano un alibi all’arbitro (nella fattispecie a Tagliavento), al quale sembra non possa mai essere imputata una semplice incapacità. Perché l’incapacità deve sempre essere legata a un interesse, a un ritorno magari economico. Queste, almeno, le principali interpretazioni che ho personalmente raccolto scrutando i social network nel primo pomeriggio di ieri. Social che, come saprete, sono uno dei punti di forza di SpazioMilan.it, ma che a volte seguono l’onda del peggior tifo da stadio.
“Via libera” allora, con dei simili aiuti arbitrali, alla tribuna rovente del “Franchi” contro Adriano Galliani e gli uomini della sicurezza, con tensioni e istigazioni da distribuire equamente, pare. “Via libera” allo scambio verbale tra Montella e lo stesso Tagliavento ad inizio ripresa, una presunta “scommessa” sul rosso a Tomovic chiaramente scherzosa, ma che se avesse avuto protagonista Allegri sarebbe diventato il caso della settimana. A fare da giudici, naturalmente, non solo i tifosi viola (giustificati, se non altro, dall’essere parte in causa), ma anche internauti di altre fedi, indiavolati (anche comprensibilmente, da “sportivi”) al momento del rosso a Tomovic salvo rinculare e sparire in un secondo tempo di marca opposta. Perché la ripresa ha raccontato una linea arbitrale volta a recuperare, spesso e volentieri, quanto sbagliato nel primo tempo. Sbagliando nuovamente. Ma a questo punto non conta più.
Cosa ci resta quindi, parlando seriamente, della gara di Firenze? Resta che, come ha detto Allegri, non è possibile permettere di farsi rimontare due gol in superiorità numerica. Resta che, come ha detto Zapata a fine primo tempo, servivano almeno “due-tre gol per chiuderla”. Effettivamente lo sviolinìo di Flamini della ripresa non è bastato. Resta da chiedersi cosa sia successo in quel lungo intervallo nello spogliatoio rossonero, con Tagliavento che è dovuto andare addirittura a richiamare Montolivo e compagni per sollecitarli al rientro. Resta il rammarico, insomma, che in quello spogliatoio non ci siano rimasti. Scherzi a parte, occorre valutare attentamente in vista del Napoli come possa oggi una squadra che lotta per il secondo posto sfoggiare prestazioni tanto diverse da un tempo all’altro. È successo ieri, come nel derby. A Max, naturalmente, l’ardua sentenza.
Twitter: @Chrisbad87
This post was last modified on 11 Aprile 2013 - 18:10