Un inedito M’Baye Niang è quello che emerge dalle colonne di Sportweek, settimanale della Gazzetta dello Sport, al quale l’attaccante francese del Milan ha concesso una lunga intervista, toccando molti temi che lo riguardano al di fuori del terreno di gioco.
A partire dalla famiglia, che per un ragazzo appena diciottenne è un punto di riferimento insostituibile: “Da piccolo avevo la testa molto dura e spesso dicevo “no” a quello che i miei genitori mi chiedevano. Crescendo ho capito che così non andava e ho cominciato ad ubbidire loro, come faccio tuttora, soprattutto a mia madre, che è una segretaria d’ufficio; la chiamo ogni giorno anche dieci volte, ne ho voglia e bisogno. Lei è speciale ed è tutto per me. Voglio molto bene anche a mio padre, che è impiegato in un albergo, ai miei due fratellini e a mia sorella gemella“. Un ragazzo della sua età frequenterebbe il liceo e studierebbe per prendere la patente, e Niang rivela: “Ho fatto i primi tre anni di liceo a Caen, poi ho interrotto per venire in Italia, ma voglio conseguire il diploma anche perchè a scuola andavo bene, soprattutto in Matematica e Fisica. La patente l’ho presa e guido una Audi messa a disposizione dalla società“. Il transalpino dichiara di vivere da solo a Milano, ma ha trovato un secondo padre in Adriano Galliani: “Dopo l’episodio della macchina di Traorè, ho capito che per restare al Milan devo comportarmi bene innanzitutto fuori dal campo e in questo è stato fondamentale Galliani; adesso quando esco gli chiedo il permesso, a volte mi dice che devo restare a casa, altre volte mi permette di uscire, ma mi dice fino a che ora posso stare in giro. Ormai mi ha “adottato” come suo figlioccio e io sono orgoglioso che un grandissimo dirigente come lui sia venuto fino a Caen di persona a prendere un ragazzino di diciassette anni sconosciuto per portarlo nel club più titolato al mondo“.
Come intende il calcio un diciottenne come Niang? “Sono convinto che il calcio non possa essere definito un lavoro, quindi quando entro in campo sono contento di poter fare ciò che mi piace da quando sono nato e di giocare con e contro tanti campioni, poi mi concentro al massimo per dare il meglio di me, anche in allenamento. Cerco di ispirarmi molto al “fenomeno” Ronaldo che era il mio idolo da bambino, ma anche a Roger Federer e Kobe Bryant che sono vincenti di natura e apprezzo moltissimo“. L’ambientamento in un paese diverso da quello natio è sempre difficile, soprattutto per un ragazzo di quella età, ma M’baye vuole ringraziare innanzitutto Allegri e i suoi compagni: “Il mister mi parla molto, chiedendomi di dare sempre il massimo e di non pensare di essere già arrivato. Con i miei compagni ho uno splendido rapporto, ma i miei “fratelli” sono Balo ed ElShaa: l’età ci tiene molto uniti, e abbiamo anche gusti molto simili, in particolare in ambito di musica rap“. Al nativo di Meulan è stato chiesto di dire pregi e difetti dei due “compagni di cresta”: “Stephan ha il pregio di essere un grande giocatore e una bravissima persona, mentre Mario è un grande uomo e apprezzo moltissimo la sua costante allegria. I difetti? Il faraone a volte non mi risponde quando gli parlo, mentre Balo mi sgrida spesso, ma è perchè mi considera come un fratello e vuole il meglio per me. Secondo me lui è il più forte tra noi tre, ma io sono più veloce“.
Ultima, necessaria, domanda: cosa ha pensato Niang quando nella sfida di Champions al Camp Nou si è trovato a tu per tu con Valdes e solo il palo gli ha negato la possibilità di cambiare la storia sua e del Milan? “Non pensavo a niente, volevo solo segnare; non ero spaventato ne ansioso, il mancato gol non ha cambiato il mio modo di giocare e la mia voglia di lavorare duro per diventare una stella del Milan“.