Il Milan, orfano di Ibra, affida la maglia numero undici (che era stata per due stagioni dello svedesone) proprio a Pazzini che, così, diventa l’erede del capocannoniere dell’ultima Serie A, non solo per la posizione in campo. Un paragone ingombrante, un paragone troppo azzardato ma, soprattutto, ingiusto. Eh sì, perché l’ex Inter e Samp non ha nessuna caratteristica di Ibra ed è un attaccante d’aria di rigore che non ama giocare troppo il pallone come invece faceva il suo più illustre predecessore. Un paragone che, però a conti fatti, a fine aprile sembra premiare il Pazzo almeno per quel che riguarda i numeri.
Partito con il botto con la splendida tripletta al Bologna nell’esordio in rossonero, Pazzini vive poi dei mesi difficili, come tutta la squadra, mesi in cui molti rimpiangono Ibrahimovic ma anche Cassano, facendo dire a tutti che il Milan era stato folle a fare uno scambio del genere con l’Inter. Ma in questi otto mesi le cose poi sono cambiate pian piano. Partito in sordina, l’attaccante azzurro ha lavorato in silenzio non ha mai detto una parola di troppo e ha cominciato a segnare. Gol che sono arrivati a raffica e che ora hanno raggiunto quota 15.
Ad oggi, fra una bizza e l’altra del suo ginocchio che gli ha fatto saltare parecchie partite e fra molta panchina o sostituzioni prima della fine del match, il Pazzo in Campionato ha segnato 15 gol su 26 presenze, con un minutaggio inferiore a quello di Zlatan nel 2010-2011 che si era comunque fermato a 14 gol in 29 presenze. Dato che assume contorni ancor più straordinari se si pensa che l’arrivo di Balotelli ha tolto ulteriore spazio all’ex attaccante della Fiorentina. I numeri sono chiari quindi: 15 gol a 14 per il Pazzo. E la stagione in corso non è ancora finita, visto che mancano ancora 4 partite.
This post was last modified on 30 Aprile 2013 - 18:00