Le punte rossonere non vanno in gol da più di un mese: è dall’incontro con il Palermo, deciso da una doppietta di Mario Balotelli, che nessun attaccante del Milan riesce ad andare a segno. E mentre il sigillo di Montolivo nella vittoria del Bentegodi è scaturito da una punizione di Balo, diverso è il discorso per le reti contro la Fiorentina, il Napoli e la Juventus: nessuna azione corale, nessun gioco di sponda. I gol di Montolivo e Flamini sono arrivati senza alcun zampino degli attaccanti.
Motivazioni? Balotelli, acquistato per assicurare peso in attacco e incisività sotto porta, è stato squalificato per due turni e non ha ancora espresso il meglio del proprio potenziale. Pur essendo già risultato decisivo, non ha ancora raggiunto la condizione migliore. Ma dal momento che sa fare salire la squadra, accorciare la distanza tra i reparti e farsi rispettare, rappresenta un elemento essenziale per l’economia della squadra. Senza di lui sono mancate la profondità e l’incisività. Situazioni essenziali, queste ultime, perché una squadra possa attaccare con scioltezza e furore. E Pazzini, appena rientrato da un infortunio, non è riuscito a rimpiazzarlo a dovere. Forse proprio perché non ha ancora smaltito appieno il periodo di stop.
Capitolo El Shaarawy. Stephan ha rappresentato la fonte di salvezza di un Milan in difficoltà, per quanto concerne la prima parte di stagione. E sta continuando a esprimersi su buoni livelli: corre senza tregua sulla fascia sinistra, lotta senza paura, salta l’uomo e propone. Ma malgrado le diciannove reti al momento segnate in questa stagione, sedici delle quali in campionato, non è un goleador. El Shaa è un giocatore di classe, in grado di fare la differenza e di rendersi utile alla causa per spirito di sacrificio e qualità: può andare a segno grazie ad azioni in cui mette in circolo tutta la sua imprevedibilità e il suo tasso tecnico, ma non è un bomber di razza. Può timbrare il cartellino con regolarità, così come è accaduto dal 23 settembre al 9 dicembre, ma anche non trovare la soddisfazione del gol per mesi interi. Ciò nonostante, sia chiaro, fino ad ora ha sempre reso con profitto.
Hanno invece manifestato un rendimento al di sotto delle aspettative Boateng e Robinho, chiamati ad essere i leader del nuovo Milan di inizio stagione. Poche sono state le gare in cui hanno convinto, molte sono state le partite in cui si sono distinti per uno stato di forma da dimenticare. Degli inserimenti di Prince e del movimento e della tecnica di Binho, per il momento, soltanto un ricordo sbiadito. Meglio non ha fatto Bojan Krkic che completa il trio dei deludenti. Anche domenica scorsa, contro la Juventus, non ha impresso la propria griffe. Il suo riscatto, fissato a 15 milioni, si allontana sempre più.
Poco o nulla va invece imputato a Niang, ritenuto a inizio stagione il fanalino di coda per l’attacco ma proposto da Allegri con astuzia nelle vesti di instancabile elemento di fascia, in possesso di facilità di corsa e inclinazione al ripiegamento. M’Baye pecca di freddezza sotto porta. E a volte ha manifestato eccessi di superficialità. Ma è giovane e dispone di margini di miglioramento, quest’anno è già andato oltre le aspettative. Con il tempo, continuando a lavorare con serietà, può effettuare a tutti gli effetti il salto di qualità perché il suo processo di sgrezzamento continua, anzi: il francesino continuerà a bruciare le tappe. Garantito.