Giocatori davvero diversi per caratteristiche, Robinho e Niang. Il brasiliano più attaccante vecchia maniera, capace di abbinare nei suoi periodi migliori estro, fantasia e rapidità. Il giovane francese, al contrario, è l’emblema del calcio che sta cambiando: volendo giocare con le parole, è una punta che all’occorrenza difende, pronta al sacrificio, ma anche dallo scatto bruciante e dalla chiara propensione al dialogo nello stretto.
A Verona Allegri ha scelto la fantasia pura, l’attaccante classico, ma non è stato affatto ripagato: troppo spesso, infatti, Robinho si è intestardito in giocate di prima a difesa gialloblu schieratissima. Si poteva provare a metter in difficoltà i non irresistibili centrali veneti con la carta velocità, ma il brasiliano non ha mai fatto il movimento necessario. Apparso abulico e svogliato, è praticamente scomparso nella ripresa. Unica, triste nota da ricordare: il goal divorato intorno al ventesimo della ripresa che avrebbe chiuso i conti.
Troppo ha aspettato Allegri a sostituirlo, troppo lo ha lasciato in balia dell’ombra di se stesso. Questa prestazione così disarmante riapre un prepotente interrogativo, già nell’aria ormai da parecchi mesi: il brasiliano è al passo d’addio? Vista la quasi estraneità di ieri sembrerebbe proprio di sì.
This post was last modified on 31 Marzo 2013 - 11:37