Senza fretta e piano, piano. Bartosz Salamon, zero minuti in rossonero da gennaio ad oggi, non è un oggetto misterioso e lo ha dimostrato martedì sera con la Nazionale maggiore polacca debuttando, a sorpresa, da titolare. “Credo di aver dimostrato che posso essere utile alla squadra, ma capisco che devo giocare con regolarità anche nel club, ora torno al Milan, mi concentro sul lavoro in allenamento e aspetto anche lì la mia occasione; spero che qualcuno abbia visto la partita” le sue parole a fine gara. Ma tempo e spazio, come hanno dimostrato altri top young in questi mesi, ci sono e, soprattutto, ci saranno.
E’ stato il caso di Stephan El Shaarawy utilizzato con il contagocce nei primi tempi in rossonero ad inizio della scorsa stagione. Sei mesi: un ginocchio malandato e qualche muscolo in più da mettere sulle spalle. Poi la continuità, i gol e la definitiva esplosione. Un po’ diverso, ma simile il caso di Mattia De Sciglio. Una vita in rossonero, dal settore giovanile con furore e umiltà. Sei mesi di spazi piccoli e importanti sia a destra che a sinistra e oggi, come il Faraone, è perno di Milan e Nazionale.
Senza dimenticare che da gennaio c’è anche un’altra scoperta bella e giovane che fa stabilmente parte della squadra di Allegri: M’baye Niang. Sei mesi da bad boy caratterizzati da poco campo e tante “marachelle” poi la sua prepotente comparsa in scena nel tridente delle creste. Manca proprio Salamon all’appello, ma è ancora presto, l’apprendistato è appena iniziato. Sei mesi, tanta calma e la certezza: una possibilità ci sarà presto.
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