Quella trapelata dalle colonne de “La Gazzetta dello Sport” è una di quelle storie che fanno bene al calcio, di quelle davanti le quali gli scontri tra tifosi, le risse in campo, gomitate e tirate di capelli varie, svaniscono come neve al sole. Ha come protagonista Alireza Rajabi, diciottenne afghano che milita nelle fila del Venezia di Calcio a 5, ma sogna di diventare un calciatore di calcio “vero” nella sua squadra del cuore, il Milan.
Alì nasce nella periferia di Kabul, ma dopo nemmeno un anno scappa con la sua famiglia a Teheran, capitale dell’Iran per sfuggire alle lotte tribali che dilaniano il suo villaggio. In quella che prima era la capitale dell’antica Persia, Rajabi si mantiene facendo l’imbianchino, studiando quando può odontoiatria e prendendo a calci un pallone nelle giovanili del Persepolis, una delle squadre più blasonate del paese. Quando viene il momento di entrare nei ranghi della prima squadra, i dirigenti chiedono al ragazzo l’atto di nascita, atto che avrebbe dovuto reperire nella città natìa, alla quale ovviamente non poteva fare ritorno per non mettere a serissimo rischio la sua vita; decide dunque di tentare, come milioni di ragazzi di questi paesi martoriati, il viaggio della speranza, direzione Italia. Dopo mesi di carcere per clandestinità sia in Turchia che in Grecia, si “accorda” con un camionista che doveva giungere nel nostro paese, e accetta di viaggiare sotto le travi del tir pur di rincorrere un sogno: quello di abbandonare i paesi arabi martoriati dalle guerre. Giunto a Bari, si mette in treno fino a Venezia, dove abita un amico che però non può ospitarlo e quindi gli consiglia di recarsi presso la “Forte Rossarol”, un centro che permette l’accoglienza e l’inserimento sociale dei profughi. Al resto ci ha pensato il Venezia calcio a 5 , società modello nel sostegno sportivo e sociale a ragazzi provenienti da paesi difficili, nella quale Alì gioca insieme ad altri connazionali.
Queste le parole di Rajabi alla “rosea”: “Qui mi trovo bene, coi documenti sono a posto, anche se ho il problema di pagare l’affitto e le utenze dell’appartamento che condivido con altri due giovani afghani. Con la maggiore età, infatti, ho dovuto lasciare il centro di Tessera e arrangiarmi per conto mio. Purtroppo non ho un lavoro, sono disposto a fare qualunque mestiere serio. Col calcio a 5 mi diverto, ma il mio sogno è di approdare nella A di quello a undici. Sono milanista e se chiudo gli occhi mi vedo con la maglia rossonera al fianco di El Shaarawy“. Auguri Alì, per tutto!