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Binho, da pupillo a riserva di lusso. Col Brasile sempre in testa

Due anni e mezzo fa arrivò nell’ultimo giorno di mercato insieme a Zlatan Ibrahimovic ed iniziò come riserva di Ronaldinho. Via, via in quella stagione diventò sempre più importante e scalò tutte le gerarchie di Mister Allegri, diventando titolare inamovibile e finendo la stagione con 14 reti ed uno scudetto molto “suo”. Poi, nella passata stagione, ancora tante partite, ancora la fiducia incondizionata di Allegri, ma tanti errori sotto porta madornali, che iniziarono a far storcere il naso a tanti tifosi rossoneri.

La terza stagione di Robinho a Milanello, invece, sta diventando sempre di più un’annata maledetta. Dopo gli infortuni a ripetizione che ne hanno condizionato la prima parte di stagione, il rigore segnato alla Juve e la rete stupenda di Torino come unici lampi, il 2013 per il brasiliano ha riservato solo tanta panchina e qualche spezzone di partita. Boateng, Balotelli, Pazzini, El Shaarawy, Niang, spesso anche Bojan, in questo momento sono tutti davanti a Binho nella scala gerarchica di Allegri. Ma allora, perché non lo si è fatto partire via a gennaio?

Perché non incassare gli 8 milioni offerti e guadagnare qualcosa dalla sua cessione? Certo, Galliani voleva almeno avvicinarsi ai 15 con cui è stato acquistato nell’estate del 2010 e non perderne la metà, ma ora si rischia di venderlo comunque in estate ma a molto molto meno. Anche perché sarà difficile chiedere cifre spropositate per un giocatore che non gioca praticamente da tre mesi. Fra le altre cose, il brasiliano, è il classico giocatore che non fa la differenza a partita in corso e, spesso, quando è entrato si è mostrato svogliato. Forse, è meglio sfruttarlo di più e non relegarlo ad ogni partita in panchina.

This post was last modified on 22 Marzo 2013 - 17:01