Ad inizio stagione era il vero e proprio tallone d’achille dei rossoneri, ora è diventato il punto di forza. Il Milan targato 2013, infatti, ha trovato una solidità difensiva assoluta grazie alla sua retroguardia. Solo cinque gol subiti in undici partite, fanno della terza linea rossonera, la migliore del girone di ritorno. E, se Balotelli ha spostato gli equilibri davanti, i componenti della terza linea non sono cambiati da quelli che soffrivano e sembravano incredibilmente inadeguati ad inizio stagione.
E, quindi, qual’è il segreto di questa incredibile inversione di tendenza? La forma ritrovata di alcuni interpreti importanti, la crescita di Zapata, l’esplosione di De Sciglio, il ritorno ad alti livelli di Abate, la sicurezza ritrovata da Abbiati. Tutti motivi condivisibili, tutte verità assolute. Ma, il merito maggiore è di una crescita complessiva di una squadra al quale il suo allenatore ha saputo dare un’identità ed un equilibrio. Un’affidabilità che sembrava un’impresa ardua solo qualche mese fa.
Gli addii a Nesta e Thiago Silva avevano depresso psicologicamente un reparto che si era ritrovato in un solo colpo orfano della guida dei due centrali più forti al Mondo. Una coppia che, se in giornata, era praticamente perfetta ed invulnerabile. Con la perdita di questi due mostri sacri, la compagine di Allegri è dovuta ripartire da zero. Acerbi ha fallito, Zapata era inguardabile, Yepes e Bonera tappavano dove potevano. ma, ogni calcio da fermo era un incubo e i gol subiti erano una consuetudine. Ora, siamo qui a parlare di una difesa che non prende gol da quattro partite, 379 minuti in totale, che concede pochissimo e, se si esclude la trasferta del Nou Camp, non ha mai patito gli avversari. Merito dei singoli certo, ma il lavoro di Allegri è stato “tanta roba”.