Mettici Pazzini e non il giovanissimo Niang martedì sera al Camp Nou. Ti ritrovi più sponde, più dominio sulle palle alte, ma soprattutto quell’esperienza che in Champions fa la differenza più che in Serie A. Contestualizza il Pazzo nel suo “magic moment” e spingilo davanti a Victor Valdes al 38′ del primo tempo. Non avremo mai la riprova di quanto stiamo pensando, eppure è difficile non farlo. Perché sì, i marziani blaugrana se ci si mettono sono di un altro pianeta, il vantaggo dell’andata però era talmente consistente da permettere una sconfitta altrettanto consistente ma con il gol qualificazione a portata di mano.
Forti, fortissimi, incredibili ma imbattibili no. E i rimpianti aumentano, fanno il rumore di quel pallone stampato sul palo, si uniscono idealmente in urlo rossonero strozzato in gola. “Scusate” dice il francesino negli spogliatoi ai compagni. Così fan tutti perché a 18 anni la freddezza non può ancora essere acquisita in toto, perché si cresce anche con la crudeltà del pensiero che a un centimetro di differenza saresti stato l’eroe e un centimetro dopo sei la scelta sbagliata dell’allenatore, i sogni infranti dei tuoi compagni, gli occhi lucidi dei tifosi. Insomma, in una parola sei fuori.
Ora però il tempo per piangersi addosso sta per finire. La preoccupazione è sempre volta alla Champions ma fa rima con il campionato. Per tornare grandi e protagonisti si passa da lì. Conservare il terzo posto, sperare nel secondo (che significherebbe vacanze più tranquille senza l’ansia qualificazioni ai giorni). A San Siro, contro il Palermo, domenica alle 15 si riparte. Se prima eravamo uniti per un sogno, da oggi lo dobbiamo essere per la realtà. E Niang dall’anno prossimo sarà un anno più grande e (speriamo) abbia anche qualche centimetro in più di precisione.
This post was last modified on 15 Marzo 2013 - 11:18