Boateng all’Onu: “Il razzismo è come la malaria, non va mai ignorato. Tutto il mondo dello sport deve combatterlo così…”

boateng onu 1Dopo gli indicibili fatti di Busto Arstizio, l’alto commissario Onu per i diritti umani, la sudafricana Navi Pillay, aveva promesso che Kevin Boateng avrebbe parlato a Ginevra in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione delle discriminazioni razziali“. Oggi quel giorno è arrivato, e Prince ha proferito un bel discorso dinanzi ai delegati delle Nazioni Unite.

Prima del discorso viene mandato un video con le immagini dell’amichevole contro la Pro Patria e Prince spiega: “Lo scorso tre gennaio a Busto Arsizio, durante una gara amichevole disputata tra il mio Club, l’AC Milan, e una squadra di quarta divisione, ho deciso di interrompere la gara e ho scagliato la palla sulle tribune perchè mi sentivo profondamente arrabbiato e offeso dalle ingiurie razziste a me indirizzate dagli spalti”. Per poi proseguire: “Pensare di poter sconfiggere il razzismo ignorandolo è il più grosso errore che possiamo commettere. Noi, che siamo costantemente sotto gli occhi dell’opinione pubblica abbiamo molte più responsabilità, non possiamo permetterci di essere passivi”. Poi si passa ad un paragone che rende bene l’idea di quanto sia deprecabile assistere ad episodi razziali nel ventunesimo secolo: “E’ come un virus altamente pericoloso e infettivo, che viene rafforzato dalla nostra indifferenza e staticità, sembra la malaria, e non ha antibiotici. Bisogna andare nella palude e combatterlo, è l’unica soluzione“. Concludendo, poi con un monito a tutto il mondo dello sport, in grado, secondo lui di sconfiggere questa piaga sociale: “Lo sport e gli sportivi hanno una responsabilità sociale, e possiamo fare tanto. Se gli Stati Uniti hanno oggi un presidente di colore, non è solo perché è esistito Martin Luther King, ma anche perché è nato Muhammed Ali. In qualsiasi momento le nostre strade si incroceranno con quella del razzismo il nostro dovere è quello di alzarci e agire, esporci e prevenirlo quando possible“.

UPDATE (19.30) – Ancora il centrocampista ghanese ai microfoni di Milan Channel: “Il razzismo è una malattia. Non esiste che nel 2013 si parli ancora di questo . Io ho fatto quello che potevo fare dando un segnale. È stato forte e tutto il club mi ha seguito, dal Presidente ai miei compagni. Adesso si deve lavorare su questo problema per cercare di trovare una soluzione. Mandela è un uomo incredibile e per me è stato un onore incontrarlo. Mi piacerebbe incontrarlo di nuovo per fargli altre domande a distanza di quasi tre anni. Il significato della giornata di oggi? C’è ancora tanto razzismo ma penso che si può fare tanto e anche la FIFA e la UEFA si stanno muovendo contro questo problema. Spero che non arrivi mai il giorno in cui qualcuno si fermi in una gara ufficiale. Lo deve fare l’arbitro. La cosa importante, per battere il razzismo, è di pensare positivo e lottare contro questo problema e  non di nascondersi. Oggi ero emozionato e avevo una grande ansia addosso. Meglio giocare davanti a 80 mila spettatori a San Siro piuttosto che fare queste cose (ride). Dopo un attimo un po’ così, mi sono tranquillizzato e tutto è andato per il meglio”.

Sul Milan: “Parlando del campionato, noi vogliamo arrivare secondi. Abbiamo solo due punti di distacco e l’obiettivo è quello. Ci sono tre partite importanti, tre scontri diretti contro Fiorentina, Napoli e Juventus dove dovremo fare molto bene. Da queste partite passano le nostre chance per arrivare direttamente in Champions League. El Shaarawy ha fatto un gol al derby che vale per 10 anni. Balotelli è un fenomeno, è bravissimo ed è un grande professionista. È cambiato tanto e con lui e Stephan è tutto più facile. Abbiamo parlato due-tre volte con Mario del razzismo ma adesso noi dobbiamo giocare a calcio, è questo il nostro lavoro. Diventare ambasciatore dell’ONU? Magari tra 10 anni quando smetto di giocare. Adesso penso a fare bene nel mio nuovo ruolo che mi piace”.

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