La stagione sta per entrare nella fase finale e decisiva. E il Milan è chiamato a proseguire la lotta mirata all’entrata in Champions League, preferibilmente tramite il raggiungimento della seconda piazza. Per farcela, dal momento che mancano nove giornate al termine del Campionato e non sono previste altre soste, serve che Allegri gestisca al meglio gli elementi a propria disposizione. E soprattutto che questi ultimi, in particolar modo chi fino ad ora ha disatteso le aspettative, si facciano trovare pronti nel momento nel bisogno. Nella fattispecie, nella categoria delle promesse non mantenute, figurano Robinho e Bojan Krkic. Al momento declassati a ultime scelte di un attacco punto di forza dello scacchiere tecnico-tattico poiché deludenti quando gettati nella mischia, e non in poche occasioni ma in svariate circostanze, i due sono chiamati a una reazione. Reazione che, mentre per Robinho esprimerebbe la voglia di rimettersi in discussione e di proseguire la propria avventura in rossonero, per il fantasista catalano rappresenterebbe l’inizio di un processo di maturazione e della vera e propria scalata al successo. Sentimenti e situazioni serie, insomma.
Indicato come l’emblema del nuovo Milan, nonché come effettivo d’esperienza e di qualità, Binho non ha per nulla riproposto quanto messo in mostra durante la sua prima annata tra le fila del Diavolo. Dopo l’infortunio occorsogli la prima di Campionato, la punta di Sao Vicente ha iniziato a manifestare malumori culminati con la volontà di ritornare in patria. Il tutto nonostante il gol vittoria messo a segno contro la Juventus, il 25 novembre, e il capolavoro con cui ha condotto il Diavolo alla rimonta contro il Torino. Eccezion fatta per questi due acuti, le sue prestazioni sono state caratterizzate da superficialità e dalla lontananza da una condizione fisica in grado di fornirgli l’idoneità per calpestare i terreni di gioco, Barcellona-Milan 4-0 docet.
Capitolo Bojan. Prelevato in prestito con un diritto di riscatto fissato a 15 milioni, grazie alla sua rapidità e all’inclinazione al dribbling, avrebbe dovuto assicurare dinamismo e imprevedibilità. Ma per ora, si è distinto soltanto per leziosismi. Mai una volta che tentasse la conclusione nonostante si fossero creati gli spazi per farlo, mai una volta che si ingegnasse per creare superiorità numerica, mai una volta che si trovasse al posto giusto nel momento opportuno, mai una volta che effettuasse movimenti senza palla mirati allo svolgimento della fase di copertura. Krkic ha invece messo in luce con regolarità i suoi più gravi difetti: la mancanza di fisicità, di spirito di sacrificio e di concretezza, nonché la propria adorazione verso la sfera, tanto da focalizzarsi con regolarità sul compimento di azioni personali, subordinando il collettivo all’individuo.
Ecco allora che, per i due elementi in questione, la riconferma è tutt’altro che scontata. Sono chiamati a cambiare registro il prima possibile e con costanza, per sperare in un’iniezione di fiducia. Il che non è per nulla facile, visto e considerato che il tridente titolare del Milan è al momento composto da Niang, Balotelli ed El Shaarawy, perfetti interpreti del 4-3-3 di movimento sperimentato da Allegri e meritevoli di una maglia da titolare proprio per costanza e determinazione. Certo, nove partite sono sufficienti per scombussolare i piani e le situazioni. Ma Bojan e Binho sono adesso costretti agli straordinari, per raggiungere con merito l’ultimo train de vie.