D’altronde se, in questo momento, gente come Robinho e Bojan il campo lo sta vedendo con il binocolo, significa che gli altri stanno davvero facendo cose egregie. L’arrivo di Balotelli ha dato quella classe e quell’imprevedibilità in più per rendere il reparto avanzato rossonero qualcosa di pressoché perfetto. Sette gol in appena sei partite la dicono lunga sul rendimento della punta bresciana che è arrivato nella squadra dei suoi sogni per vincere e ha subito dimostrato di voler fare sul serio.
Ma, senza ombra di dubbio, la palma del miglior attaccante del Diavolo in questa stagione, nonostante il momento di appannamento naturale dell’ultimo periodo, va a Stephan El Shaarawy. Il piccolo Faraone è diventato grande e fino a dicembre ha tenuto, spesso anche da solo, in piedi la baracca. Sedici gol in campionato, due in Champions, il posto fisso in Nazionale, gli assist, i ripiegamenti in fase difensiva, ormai siamo di fronte ad un giocatore vero e la sua carta d’identità dice che c’è solo da stropicciarsi gli occhi è applaudire.
Poi c’è Giampaolo Pazzini. Una tripletta al Bologna alla prima gara, prima di una lunga pausa che stava facendo storcere il naso a più di qualcuno e faceva pensare che l’Inter con Cassano più gli 8 milioni di euro avesse fatto un’affare assoluto. Ma il Pazzo non ha voluto sentire ragioni, ha continuato a lavorare, tenendo la bocca chiusa e poi ha iniziato a segnare. Sono arrivati tredici gol in campionato, uno ogni 100′ e gli scettici sono stati zittiti. L’unico rammarico è stato quell’infortunio subito a Marassi contro il Genoa, che gli ha impedito di giocare al Nou Camp e, chissà come sarebbe andata con lui in campo.
Un discorso a parte merita M’Baye Niang. Il francesino terribile ha appena compiuto diciotto anni e, quest’estate, era stato acquistato convinti che questo sarebbe stato per lui un primo anno di ambientamento e che il campo lo avrebbe visto poco. In realtà, così è stato solo fino a dicembre, mese in cui è arrivato il suo primo e unico gol fin qui in rossonero, in Coppa Italia contro la Reggina. Da gennaio il ragazzino ha iniziato a vedere il campo con una certa continuità e ha impressionato per la sfrontatezza e la qualità mostrata in campo. Partendo da destra, spesso con le sue giocate è stato un’arma in più per Allegri e, poco importa, se ancora non è arrivato il suo primo gol in Serie A e col Barcellona quel palo grida vendetta, il ragazzo è giovanissimo e ha tutto il tempo dalla sua parte.
Robinho doveva andare via ed è rimasto. Fra infortuni e panchine questo è sicuramente il suo peggior anno in rossonero. A giugno senza ombra di dubbio saluterà la compagnia e tornerà nel suo amato Brasile, ma fino ad allora c’è l’obbligo di provare a renderlo quanto più decisivo possibile. Bojan, infine, non ha mai trovato la continuità soprattutto a livello di minuti giocati. Le partite in cui ha giocato da titolare si contano davvero con il contagocce e, spesso, è stato decisivo con la sua freschezza e la sua velocità a partita in corsa. Anche lui, molto probabilmente, non sarà riscattato ed andrà via ma, se la stagione finisse senza altri squilli, rimarrebbe un forte senso di rammarico.
This post was last modified on 23 Marzo 2013 - 17:14